Dal Venezuela a Berlino, passando da Villa Pamphili. La nostra politichetta va, con Giggino finanziato (si dice) da Maduro e relative sdegnate smentite, e Berlino che, da Bruxelles, ci guarda, con un piano in tasca.
Mentre Giuseppe Conte e Rocco Casalino continuano la sceneggiata a Villa Pamphili, promettendo questo e quello, e addirittura ascoltando Vittorio Colao e ringraziandolo (ci mancherebbe!), la nostra politichetta va avanti ignara, o forse indifferente, di ballare una danza macabra sull’orlo di un precipizio che, a differenza del passato, non ha -sissignore non ha- fondo.
Si dovrebbe dire anche che tutto ciò accade, mentre a pochi chilometri dall’Italia succede di tutto, in Libia, ma figuriamoci, siamo nelle mani sicure di Giggino, a proposito del quale, o meglio del partito del quale, o meglio di uno degli inventori del partito (Movimento 5 stelle) del quale, ha, pare, ricevuto una somma di 3,5 milioni da Maduro o da Chavez, o meglio, da entrambi nelle rispettive funzioni, ignari forse, i due, che Giggino li confondeva con il Cile.
Nulla di sorprendente: i nostri politici sono ben noti da sempre per la loro permeabilità spugnosa ai finanziamenti di varie provenienze. Anzi, gli stellini, tutto sommato, si sarebbero contentati di poco, solo 3.5 milioni, di fronte ai 49 scomparsi di Matteo Salvini, è giusto per il caffè e il connetto.
Sorprende, o meglio diverte o meglio ancora disgusta ancora di più di quanto non disgusterebbe normalmente, il modo: una valigia piena di banconote … e che diamine, manco una partita di marjuana si paga così, vedi che succede a lasciare circolare i contanti? Sulle solite sdegnate smentite, sugli strilli soliti degli interessati, nel caso Casaleggio padre (figuratevi il figliolo ‘l’onore di mio padre’, ecc.) e sulle comunicazioni giornalistiche in materia delle solite ‘durissime’ risposte degli stellini, sorvolo. Se sono in grado di dimostrare che non è vero, lo facciano. Altrimenti, come è probabile, stiano zitti, è sempre meglio, almeno può apparire una reazione dignitosa.
Ma, appunto, sorvoliamo, e sorvoliamo anche sulla ennesima polemica da cortile -utile solo a fare distrarre da problemi ben più seri- sul presunto odio e non so che altro del Sud contro il Nord, poverino, maltrattato e offeso, come se -ma solo per dirne una- l’oro del Banco di Napoli se lo fosse preso Riina. Ma insomma finiamola con queste stupidaggini, che servono solo a nascondere che dalla nascita dell’Italia il problema del Sud, in gran parte creato con l’unificazione, non è mai stato affrontato seriamente da nessuno, meridionali innanzitutto. E sorvolo sul fatto, da internazionalista, che l’unificazione è stata un annessione al termine di una guerra; della quale annessione siamo tutti felicissimi, ma non si può continuare, a quasi due secoli di distanza, a parlare ancora del Nord e del Sud, dei terroni e dei bauscia -che poi è un termine lombardo usato per definire alcuni lombardi-, e bastaaaa!
Il punto è che oggi siamo quasi alla metà della sceneggiata di cui parlavo sopra degli Stati Generali e ancora non si è deciso nulla di concreto, il tempo passa, la Taverna (nel senso della signora onorevole, Paola Taverna) cerca di convincere Conte a prendere il timone del partito, Dibba strepita che lo vuole lui, Grillo piagnucola sulle contorsioni del partito, Giggino continua tranquillo ad inanellare gaffe, Matteo Renzi continua a fare discorsi allusivi e sbeffeggianti su tutto e tutti, Nicola Zingaretti finge di parlare duro, ma tanto nessuno se lo fila, Roberto Speranza scopre il vaccino che non c’è e ne compra quattrocentomilioni di copie, eccetera. Ah sì, saranno rivisti i decreti sicurezza, e come no!
Io mi sto ponendo da tempo una domanda, alla quale, francamente, non so molto rispondere, o forse saprei, ma spero tanto di sbagliare.
Dopo la non-gaffe (sono pronto a giocarmici una cifra che non lo era!) della signora Christine Lagarde circa il fatto che dei problemi dell’Italia se ne fregava e se ne fregava l’UE (queste e solo questo era il senso della ‘gaffe’), e dopo che anche da parte tedesca, e non solo da parte dei ‘Paesi taccagni’, gli attacchi all’Italia si sprecavano, con una certa sorpresa di molti -non mia: lo ho scritto-, la signora Angela Merkel ha cambiato bruscamente atteggiamento, ed è diventata una fautrice decisa e, spero, decisiva di grandissimi investimenti (cosiddetti a fondo perduto) della UE e della stessa Germania (nota bene: della stessa Germania) specialmente a favore dell’Italia -cosa che, come ricorderete, ha mandato in brodo di giuggiole pochette che millanta che è tutto merito suo.
Un elemento decisivo di questo cambiamento è stata la devastante sentenza della Corte Costituzionale tedesca, come anche qui ho già scritto per sottolineare che, così com’è, quella sentenza equivaleva alla cancellazione della UE, ma anche -nota bene- alla fine della Germania. Perché, se è vero, assolutamente vero, che la Germania è il Paese più forte economicamente e politicamente in Europa, è anche vero che lo è solo in quanto l’economia italiana tiene abbastanza da continuare (almeno per un altro po’) con tutto ciò che significa per l’economia tedesca, e l’UE anche tiene, perché è solo grazie o attraverso la UE che la Germania può continuare ad avere le casse piene.
Ho già scritto che la signora Merkel, da un lato, ha visto e capito che il rischio era di fare veramente saltare l’Europa e, dall’altro, che non voleva, proprio nel momento in cui assumeva (ormai tra quindici giorni) la presidenza del Consiglio, trovarsi a fare l’orazione funebre dell’Europa. Anzi, come si dice, la signora ha fatto un patto con i prossimi presidenti semestrali, che, se non sbaglio sono quelli del Portogallo e della Slovenia, seguiti poi dalla Francia, perché la sua politica sia perseguita anche dagli altri. Orbene, in questo momento la Germania è il Paese più forte in Europa, sa di potere controllarne la politica almeno per un paio di anni (tanto più che la Francia con Macron è ormai quasi una macchietta) e sa farsi i conti.
Merkel ha capito benissimo che, specialmente grazie all’uscita della GB, o l’Europa riesce a diventare un blocco economico ragionevolmente unito e competitivo, o in poco tempo non sarà distrutta solo l’istituzione europea, ma i singoli Stati europei, Germania inclusa. Bisogna uscirne rafforzati e di molto, e se l’Italia salta ora, la Germania si azzoppa pesantemente. E dunque l’Italia va aiutata a tutti i costi, ma non, o non necessariamente, per ‘salvare l’Italia’, ma per salvare l’Europa e per essa la Germania.
Si tratta, in altre parole, di investire a più non posso in Italia per tirarla fuori dai guai, per ora, ma, se l’Italia ricomincia (come mi sembra che intenda fare, purtroppo) a spendere e spandere, glielo si lascia fare, ma in un paio di anni se ne smonta la sostanza economica e, stavo per dire, politica, ma questo lo abbiamo già fatto educatamente noi.
A partire dal prossimo anno (notate la finezza, a Gennaio cominceranno forse ad arrivare i fondi del piano di rinascita … quando la Germania non sarà più formalmente, presidente) potrebbero arrivare i fondi per la ripresa, a ritmo semestrale, e con un mondo imprenditoriale italiano che, a giudicare da quello che dice Carlo Bonomi, sostanzialmente vuole solo sussidi e non intende investire. A quel punto, continuando a versare soldi ‘a perdere’, sarà possibile spolpare quel poco di buono che ancora resta in Italia e poi abbandonarla al suo destino, magari dando a Dibba anche lo sfizio di chiudere l’ILVA o la FCA, mandare a remengo i Benetton, ecc.
Un progetto del genere, se non è fantasia, non può essere ignoto a tutti. Ma a parte Macron, che potrebbe esserne informato, più che partecipe, azzoppato come è, ciò non può non accadere senza l’aiuto di una quinta colonna in Italia.
Certo, a meno che … a meno che non succeda (ma entro Dicembre, penso) quello che appare impossibile: che l’Italia si metta davvero in carreggiata (il che, sia chiaro, converrebbe alla Germania, che risparmierebbe un mucchio di quattrini), ma a qual prezzo e, specialmente, ad opera di chi? In Italia, credo, ci sono tre o quattro persone al massimo in grado di ragionare in questa direzione e che, infatti, lo stanno facendo, agendo, suggerendo, lavorando dietro le quinte: Mario Draghi, Mario Monti e Romano Prodi e, forse, Ignazio Visco e Sergio Mattarella, che, a mio parere, sono in grado di capire un’idea del genere. Il guaio è che sia Monti che Prodi e Mattarella sono molto anziani, e quindi alla fine ci si potrebbe rendere conto che non resta che la prima ipotesi, che trasformerebbe l’Italia nel sogno di Dibba e di Ricolfi e nell’incubo degli altri.
di Giancarlo Guarino