Vergognosi, voltafaccia, traditori, impresentabili. Il peggio che la politica poteva produrre è condensato alla perfezione nella imbarazzante incompetenza grillozza.
“Il Mes non è uno strumento adeguato e utile allo scopo ma se il ricorso al Meccanismo europeo di stabilità non dovesse prevedere delle condizionalità lo valuteremo. Non possiamo non valutare la situazione in cui non ci sono condizionalità, ci mancherebbe”. Parola del capo politico del movimento degli opportunisti a 5 stelle Vito Crimi, il gerarca minore come lo chiamava il grande maestro di giornalismo Massimo Bordin dai microfoni di Radio Radicale.
Così i faccia di tolla senza pudure annunciano l’ennesimo dietrofront: dal no al Mes senza se e senza ma al sì al Mes. Al corpulento gerarca minore gli fa eco un altro fenomeno piazzato incredibilmente alla Farnesina senza sapere una parola di inglese – autorevole rappresentante del basso impero in cui siamo precipitati – Giggino di Maio che adesso spara: “Sul Mes si può trattare”. E bravo il nostro ministro degli esteri straordinario maestro in capriole che fino a poche ore prima ripeteva alla nausea che il famigerato Salva Stati avrebbe trovato sempre la netta contrarietà del movimento. Penoso poi il suo arrampicarsi sugli specchi quando ha il coraggio di aggiungere che serve pragmatismo: “Sul Mes faccio una riflessione più ampia. Abbiamo da una parte chi tifa contro l’Italia, e io lo trovo sconcertante. Dall’altra abbiamo chi considera il Mes la salvezza nazionale. Non è vero neanche questo. Dobbiamo essere pragmatici. Questa è la partita della vita per noi. E non è ancora finita. Anzi, è appena iniziata”.
Stiamo dunque assistendo alla solita misera sceneggiata dei voltagabbana stellati che fa emergere ancora una volta il trasformismo viscerale che fa parte del dna di questa combriccola di miracolati della politica. I camaleonti di palazzo si preparano a consumare quindi l’ultimo tradimento di una lunga serie pur di restare ben saldi sulla poltrona ben retribuita – molti di questi se dovessero tornare a casa un lavoro vero neppure lo hanno – insieme ai compagni del Pd che da sempre filo-europeisti genuflessi alla Germania vogliono il Mes in qualsiasi maniera venga proposto.
Addirittura anche il duro e puro Roberto Fico nei giorni scorsi ha aperto icredibilmente al Fondo Salva Stati. E chi lo avrebbe mai detto che il presidente “rosso” della Camera sarebbe diventato così rapidamente conciliante e pronto a ubbidire ai poteri forti di Bruxelles: “Bisogna vedere prima il documento ma se è senza condizioni, allora potrebbe essere possibile ipotizzare un’adesione”. E nel carosello degli equilibristi non poteva mancare poi la benedizione del capocomico della compagnia dei funamboli saltafossi, il fondatore, l’anima grigia, il garante Beppe Grillo che ha rinnovato il suo endorsement al premier: “Forse l’Europa comincia a diventare una Comunità. Conte sta aprendo la strada a qualcosa di nuovo. Continuiamo così”, ha scritto su Twitter.
Ma del resto la lista nera delle promesse non mantenute del movimento degli approfittatori stellati è lunga e arriva da lontano. Tap, Tav, Ilva, Atlantia, la regola dei due mandati, gli F35, i voti di fiducia. Insomma, i grilluti continuano con spudorata leggerezza sulla strada dei tradimenti stravolgendo le intenzioni che avevano propagandato in campagna elettorale al punto di diventare il peggio del trasformismo che farebbe impallidire la tanto vituperata classe politica della Prima Repubblica. E le conseguenze sono stati pesanti, viste le numerose debacle elettorali che si sono succedute alle politiche in cui i grillozzi sono stati severamente puniti dal loro stesso elettorato. I milioni di voti persi dovrebbero essere un segnale da non sottovalutare per considerare le ricadute della propria azione di governo.
E quante volte poi li abbiamo sentiti scagliarsi contro le banche. Bene, il salvataggio delle istituti di credito invece c’è stato. Eccome c’è stato… con i nostri soldi. Un salvataggio velocissimo, per le banche non si è perso tempo. Ed è lo stesso che fece il Pd, il partito del nemico numero uno con il quale i grillini dicevano che mai e poi mai si sarebbero seduti allo stesso tavolo salvo poi stringere una alleanza per mettere in piedi il raffazzonato malgoverno del “Conte bis”. Mentre rimangono sul campo le vittime delle banche che aspettano ancora i risarcimenti. E chissà come e quando arriveranno. Ma di questo agli adepti del comico genivese non gliene importa nulla.
Che dire poi del tandem Tap-Tav su cui i fuoriclasse delle balle avevano posto le basi della loro stravolgente rivoluzione rivelatasi nel tempo una grande buffonata che ha preso in giro troppo elettori. Comizi, manifestazioni, performance di piazza del guru Grillo che sono finiti miseramente nel nulla. Anche gli abitanti di Tarano la potrebbero raccontare. Da quelle parti si ricordano bene quando Giggino da ministro del Lavoro starnazzava tra gli operai una rapida chiusura dell’Ilva che invece è ancora lì.
Come dimenticare oltretutto un’altra perla degli inganni come il cambiamento di posizione su Atlantia prima criminalizzata – con gli attacchi pesantissimi alla famiglia Benetton – e ora invece diventata partner affidabile e soluzione migliore per il salvataggio di Alitalia, ovviamente continuando a mantenere la gestione delle autostrade. Cosa dire inoltre sulla regola dei due mandati che poi ha ceduto il passo con il nuovo mandato zero. C’era poi la famosa questione riguardante la restituzione di una parte delle indennità parlamentari su cui non si sa più niente. Alcuni addirittura non hanno mai restituito un centesimo e sono ancora lì. Come dimenticare in più il pugno duro contro quelli che avevano truccato i rimborsi: anche costoro sono rimasti al loro posto e la faccenda rimborsi è finita nel porto delle nebbie.
Ma quanto tempo ancora questa gente abuserà della nostra pazienza?
Intanto in queste ore parte la resa dei conti in casa grillina… evidentemente a qualcuno è rimasto un poco di dignità. Tutto parte dall’Odg presentato da Fratelli d’Italia alla Camera per chiedere di “impegnare il governo a non usare il Mes in alcun caso“. La proposta è stata bocciata con 216 voti a favore e 119 favorevoli. Il governo aveva espresso parere contrario e i 5 stelle, che a parole si sono sempre professati contro il ricorso al fondo Salva Stati, hanno invece votato contro. Ma non tutti: 7 deputati pentastellati (Lombardo, Maniero, Nesci, Raduzzi, Vallascas, Cabras e Vianello) hanno votato con Fdi e si è astenuta la deputata Corneli.
Tira dunque aria di addii, espulsioni e voti in dissenso, sia all’Europarlamento che alla Camera, nel movimento. Inutile dire che i sette sono già nel mirino dei probiviri. E già si parla di espulsioni.