Ci troviamo di fronte ad una globalizzazione dai rischi sanitari davvero incalcolabili per via della dimensione dei fenomeni e della velocità con cui si trasmettono da un continente all’altro. Cosicchè la grave epidemia produrrà conseguenze politiche ed economiche imprevedibili.
Con il rallentamento della produzione di molte imprese del Nord si corre quindi il pericolo di un forte calo del Pil con tutte le immaginabili ripercussioni in termini di recessione. Dal governo dicono che saranno adottati provvedimenti a sostegno dei settori maggiormente colpiti. In particolare si è deciso per il rafforzamento della sospensione degli adempimenti fiscali, alla sospensione di contributi, bollette e rate dei mutui, alla Cig in deroga per le aziende delle zone rosse. Ma tutto questo sarà sufficiente?
L’epidemia da Coronavirus rischia di avere conseguenze economiche decisamente disastrose, inutile girarci intorno. La propagazione di questa pestilenza, soprattutto nelle regioni del Nord, preoccupa non solo sul piano della salute pubblica ma anche su quello economico. Il virus ha colpito maggiormente una parte dell’Italia molto produttiva e questo può davvero rappresentare un grave colpo alla già debole economia italiana.
Veneto, Lombardia e l’Emilia Romagna contribuiscono al 40,1% del Pil nazionale e hanno totalizzato il 50% dell’export complessivo. Dunque, conti alla mano, bastano questi indicatori per comprendere la dimensione della gravità in cui versa il comparto economico-produttivo del nostro paese.
Ora con l’aumento della spesa sanitaria dovuto all’emergenza crescono inevitabilmente le preoccupazioni sull’impatto del Covid-19 sull’economia. Di conseguenza le prospettive per l’Italia sono particolarmente difficili e già si ipotizza che la caduta del Pil italiano per l’anno in corso potrebbe arrivare addirittura al 3-4%.
Secondo uno studio condotto da Confindustria il 65% delle imprese ha registrato un impatto negativo sulla propria attività. Di queste il 27% sostiene che l’emergenza sta causando danni in termini di fatturato, il 6% ha subito effetti legati al danno degli input produttivi, mentre il 20% ha sperimentato problemi di entrambi i tipi.
A questo punto viene da chiedersi se il coronavirus aprirà le porte dell’Italia alla quarta recessione in meno di dieci anni. Senza dimenticare che la nuova pandemia sarà un flagello anche per l’economia mondiale. Il prevedibile crollo della domanda finirà per rallentare ulteriormente la produzione e avrà di conseguenza effetti preoccupanti sull’occupazione.
La pandemia ha colpito in primo luogo l’offerta e alcuni settori della domanda: dal turismo ai trasporti per arrivare alla distribuzione commerciale. Non solo. Il virus ha pesato negativamente sulle imprese italiane del comparto manifatturiero e dei servizi con ripercussioni a livello internazionale. Si dovrà inoltre fare i conti con quelle imprese in fase di riconversione e appunto per questo più esposte alle tempeste dei mercati. Facile quindi comprendere che se non vi saranno interventi incisivi di sostegno per evitare il fallimento di molte realtà produttive ci troveremo a fronteggiare gravi conseguenze occupazionali e sociali che incideranno sulla domanda creando così un effetto a catena con ricadute importanti del Pil.
Quanto al decreto “Cura Italia” varato da palazzo Chigi che stanzia 25 miliardi con l’obiettivo di tutelare famiglie, lavoratori e le produzioni potrà essere una cifra adeguata per far fronte all’emergenza di un trimestre, non di più. Non possiamo certo affidarci a questo provvedimento per rilanciare la nostra economia già in sofferenza una volta superato il picco pendemico. In aggiunta non dimentichiamo che l’Italia non è in grado da sola di approvare una espansione fiscale visto l’elevato rapporto fra debito pubblico e Pil lasciato in eredità dal passato. Inevitabile perciò che la politica fiscale espansiva del nostro paese debba essere inserita in un progetto europeo. Piaccia o non piaccia facciamo parte di questa Ue. E questo progetto europeo è ora ancora più necessario perchè la crisi che oggi grava sull’Italia si estenderà a brevissimo sul resto del vecchio continente. E anche oltre oceano.
Insomma, la crisi economica avrà una espansione internazionale. La situazione mostra quindi che vi è un’alta probabilità che la recessione investa moltissimi paesi delle aree economicamente avanzate. Quanto all’eurozona potrebbe avere qualche chance di evitare il baratro qualora Bruxelles decidesse in tempi rapidi di dare una risposta accentrata di massiccia espansione fiscale. Ma questa rimane la grande incognita. A cui se ne aggiunge un’altra: le misure che ha preso – e che prenderà – il nostro governo potranno essere sufficienti a scongiurare un vero e proprio disastro economico per l’intero Sistema Italia?