Lo avevamo detto più volte che si trattava della solita farsa. Matteo Renzi si agita, alza la voce minaccia di fatto la crisi di governo – questa volta materia del contendere la prescrizione – si esibisce insomma nelle solite sbruffonate ma in verità a far cadere Giuseppi e a mandare a casa l’orda di voltagabbana che sostiene l’esecutivo non gli passa neppure per l’anticamera del cervello. Ma stiamo scherzando, pensate davvero che Renzi faccia saltare il tavolo proprio quando in ballo ci sono nomine importanti da assegnare? Non solo. Qualora si dovesse andare a elezioni anticipate non dimentichiamo che molti peones parlamentari di fede renziana – stessa sorte toccherebbe a tanti altri colleghi – perderebbero definitivamente la poltrona ottimamente retribuita – tra l’altro senza fare nulla – e se ne tornerebbero dritti a casa nel grigiore dell’anonimato e Roma la vedrebbero solo in cartolina.
E allora non cadiamo nella rete delle balle, degli inganni, delle trame di palazzo che animano il dibattito tra schieramenti, del resto la verità è condensata in una sola battuta in cui l’ex premier nella chat del partitino renziano rassicura i suoi: “State tranquilli, tanto il voto anticipato non c’è”. Quindi il governo sì, traballa, ma per il momento regge. Tra l’altro gli scossoni al Giuseppi-bis non sono mai mancati fin dal momento in cui si costituì l’ammucchiata dei trasformisti giallorossi.
Potremmo dunque azzardare che ci troviamo in uno stato di costante crisi, una crisi che comunque non precipita per il momento. Certo, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha parlato con Giuseppi – che quando si trova in difficoltà va puntualmente a piagnucolare al Quirinale – ed è stato chiaro: in caso di rottura interna alla maggioranza basta inciuci e intrallazzi, si va al voto in tempi rapidi e basta. In definitiva sembra che Mattarella non sia disposto a tenere a battesimo il terzo governo nel giro di due anni. Ecco allora che Renzi, maestro nel trasformismo, indossa con i suoi la maschera del moderato e all’esterno sfoggia quella del gradasso, del bullo che minaccia di spaccare il mondo. Ma nessuno ci crede più. Troppo interessato a mantenere la posizione e sedere a tavola nel momento in cui si deciderà la spartizione del potere con l’assegnazione di vari incarichi di peso.
E poi al momento non è aria di azzardi: Italia Viva stando ai sondaggi non conquista grandi consensi al punto che potrebbe rischiare di non riuscire neppure ad ottenere una rappresentanza parlamentare con la nuova legge elettorale di cui si parla da tempo. E allora avanti adagio e che “Dio ce la mandi buona” è il pensiero che circola tra renziani con il perenne spettro del ritorno anticipato alle urne.
Ma il retroscena di questa ultima sceneggiata di crisi governativa riserva dell’altro. Oltre allo scontro aperto nel governo sulla prescrizione soffia il vento gelido dei tradimenti tra le fila di Italia Viva. Ma andiamo con ordine. Nonostante il via libera in Consiglio dei ministri al “lodo Conte”, il tema della riforma continua a spaccare la maggioranza. Il braccio di ferro prosegue soprattutto dopo che Renzi – decisamente contrario almeno a parole alla riforma giustizialista “imputato a vita” ideata dal fenomeno stellato Alfonso Bonafede – ha lanciato la sfida “all’avvocato del popolo” a cacciarlo dalla maggioranza, forte dei numeri risicati che il governo avrebbe in particolare in Senato.
Tuttavia Giuseppi – un altro di cui non ci si può assolutamente fidare da quando è divenuto il capo dei voltagabbana – ha dichiarato sì che un Conte ter non è ipotesi praticabile ma contestualmente è già dietro le quinte a caccia dei cosiddetti “responsabili”, immortale genia di camaleonti che si viene a creare in ogni legislatura pronti a cambiare appartenenza politica e opinione a secondo delle convenienze personali. Questo gruppo di opportunisti sarebbe fondamentale in Senato e di fatto sarebbe in grado di dare vita a un altro Frankenstein, ovvero il Conte tris costituito da una nuova maggioranza senza l’appoggio dei renziani sostituiti dagli “irresponsabili”.
Che sia un momento particolare per il governo nessuno lo può negare e Renzi pare non essere disposto ad arretrare neppure di un millimetro per reintrodurre la prescrizione e con ogni probabilità il gruppo di Italia Viva voterà il ddl Costa che si prefigge tale obiettivo. Rimane il fatto che se il governo dovesse andare sotto, ovvero dovesse essere battuto a palazzo Madama dalle opposizioni più Italia Viva il Contebis sarebbe arrivato al capolinea.
Ma la sola ipotesi di andare ad elezioni anticipate, come già detto, terrorizza letteralmente i senatori di Iv ben consapevoli che una loro rielezione rasenterebbe l’impossibile. E allora che fare per uscire dall’angolo? Tradire Renzi e il resto della compagnia, questa sarebbe l’intenzione di un manipolo di disperati renziani pronti a girare le spalle al neo partitino del fiorentino per dirigersi verso l’accozzaglia “responsabile”. In sostanza saremmo costretti ad assistere ad un’altra oscenità di palazzo orchestrata dai soliti salta fossi che non vogliono perdere i propri privilegi che la politica assicura. E questo Renzi lo sa.
Come lo sa Conte che sembra intenzionato a sondare proprio il terreno in casa renziana certo di intercettare il gruppetto di utili traditori ossessionati dall’idea che il governo vada al tappeto. A questi personaggi quindi la scelta: tenere duro sulla prescrizione o tentare il tutto per tutto per preservarsi lo scranno parlamentare che in caso di elezioni rimarrebbe solo un lontano ricordo? Siamo sicuri che questa imbarazzante categoria di parvenu della politica opterà per la seconda ipotesi, possiamo scommetterci. La certezza di non essere rieletti li porterà ad abbandonare ogni resistenza, ogni battaglia pseudo-ideologica alimentata da Renzi che ora teme l’azione di reclutamento di Conte. Tuttavia possiamo dire con certezza che a entrambi non conviene rompere. Le urne terrorizzano.