La riforma porcata della prescrizione promossa dal ministro grillozzo Alfonso Bonafede ha spaccato la stessa maggioranza giallo-rossa aprendo addirittura un durissimo scontro tra Pd e coloro che fino a pochissimo tempo fa facevano parte della stessa famiglia dem.

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Italia Viva ha infatti votato in commissione con il centrodestra nel tentativo di salvare la proposta di legge di Forza Italia che cancellava la riforma Bonafede, mentre Pd, Leu e M5s hanno chinato il capo votando compatti a favore dell’emendamento giustizialista pentastellato soppressivo del testo a prima firma dell’azzurro Enrico Costa. Ma in tutta questa vicenda va detto soprattutto che è stato decisivo il voto della presidente della commissione Giustizia, Francesca Businarolo, altra grillozza, che fino a quel momento non aveva mai partecipato alle votazioni. Così la maggioranza si è salvata per un solo voto di differenza, 23 a 22, ovvero quello della “magnifica” Businarolo. Per capirci è come se l’arbitro avesse voluto segnare il gol decisivo. Il testo andrà comunque in Aula il 27 gennaio, ma con il parere negativo della commissione.

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Resta comunque il fatto che lo strappo è servito. Da una parte i renziani che accusano gli ex compagni del Pd di andare a rimorchio dei 5 stelle. Dall’altra il Pd se la prende con Iv di andare a rimorchio di Salvini. In sostanza lo scontro sulla giustizia coinvolge tutti, anche i 5 stelle, che però sono più interessati a fare quadrato attorno alla presidente Businarlo, attaccata dalle opposizioni per aver votato: “Ha esercitato un suo diritto”, è la difesa fiacca del resto della truppa pentastellata. Ciò nonostante tutti concordano che la decisione di partecipare stavolta al voto – sicuramente una decisione non sua ma come sempre pilotata dalla cabina di regia Grillo-Casaleggio&company – è stata sporca e imbarazzante. Ma del resto i grilluti, gli inetti per eccellenza,  sono ormai abituati a fare figuracce meschine e vergognose. Da antisistema sono divenuti i cani da guardia del potere e il loro elettorato se ne è accorto. Eccome se ne è accorto. Non è certo frutto del destino avverso se in meno di un anno sono riusciti a dilapidare quella parte consistente di consenso che avevano conquistato raccontando balle. Perchè di questo si è trattato: balle. E i nodi sono arrivati al pettine.

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Nella polemica si inserisce anche il leader di Iv, Matteo Renzi, invitato nel salotto di Vespa Porta a Porta: “Abbiamo votato per riportare in vigore la legge del governo Renzi fatta da Andrea Orlando, attuale vicesegretario del Pd. Lo abbiamo fatto perché non è possibile restare senza fine sotto processo. La legge Bonafede è un obbrobrio. Paradossalmente Forza Italia e la Lega hanno votato con noi e il Pd, che aveva fatto la legge Orlando, ha votato con Bonafede”. Poi una nota di sarcasmo: “Vorrei mandare un abbraccio di solidarietà a tutti i riformisti del Pd, che stanno inseguendo i grillini. Noi siamo rimasti fedeli alla legge Orlando e il Pd sta inseguendo il populismo giudiziario di Bonafede e dei Cinque Stelle”.

Ora al di là del risultato è stato davvero deprimente l’atteggiamento esecrabile del Pd che oggi si genuflette ai diktat di quella accozzaglia  di incapaci stellati miracolati dalla politica – cosa si fa per impedire il voto, tenersi stretta la poltrona e mantenere in piedi il malgoverno bisConte – e si allinea alla demenza grilluta che punta a un processo senza fine quando non più tardi di un paio di settimane fa il Pd, in testa l’inutile Zingaretti, si era espresso contro la riforma della prescrizione voluta dagli adepti del guru genovese. Insomma, si è dato il via libera al processo eterno dove un povero disgraziato rischia di rimanere ostaggio della giustizia per tutta la vita. Questo grazie alla “genialata” del pupazzo Bonafede… o meglio grazie a chi gli ha ordinato di portare avanti tale delirante riforma.

Che pena, che tristezza, che vergogna pensare che il Pd aveva addirittura fatto credere di voler sfidare Bonafede con una proposta che aveva l’obiettivo di correggere almeno in parte la disastrosa riforma.

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Partiamo dal capo, il buon Zingaretti, che aveva sbandierato in ogni occasione che la proposta del Pd sarebbe stata utile a cittadini e imprese: “Noi siamo  per una giustizia al servizio dei cittadini, per tempi certi nei nei processi nei quali i colpevoli vengano condannati, agli innocenti venga riconosciuta l’innocenza e nei quali le imprese, che hanno contenziosi, possano contare su esiti rapidi. E’ questo il senso della nostra iniziativa che guarda agli interessi del Paese, al rispetto della certezza del diritto e della legalità”. Magnifiche parole, quelle del fratello del commissario Montalbano, che però sono rimaste tali. Solo fuffa e basta. Allora adesso, caro Zingaretti, gli interessi del Paese e di coloro che malauguratamente hanno a che fare con la giustizia che tu volevi difendere a spada tratta vanno a farsi benedire visto il tuo voltafaccia vero?

Non si capisce con quale credibilità l’ondivago Zinga pretenda addirittura di rifondare non “un nuovo partito ma un partito nuovo” – già il gioco di parole la dice lunga sulla chiarezza delle idee che macinano nella testa del segretario – con tali presupposti, ossia con i voltafaccia e i tradimenti che hanno accompagnato la buffonata della controproposta targata Pd sulla prescrizione.

A rafforzare l’iniziativa è arrivato un altro sapiente del club dem: “Ragionare senza totem e tabù per arrivare ad una sintesi che consenta di mantenere nell’ordinamento un istituto necessario tra l’esigenza di giustizia e la durata ragionevole dei processi. Con questo obiettivo il Pd deposita alla Camera e al Senato il suo  disegno di legge sulla prescrizione che – sottolinea il responsabile Giustizia, Walter Verini – noi non vorremmo utilizzare. Il nostro auspicio che la sintesi venga fatta dal Guardasigilli che non può non tenere conto di tre quarti della maggioranza e di tutte le forze che all’esterno del Parlamento hanno fatto sentire la loro voce”. E adesso questi irriducibili difensori del diritto con che faccia guarderanno tutte le forze che fuori dal palazzo si sono fatte sentire?

Non solo. Verini aveva aggiunto di riconoscere “l’esigenza del ministro della Giustizia che era quella di arrivare comunque al primo gennaio, perché la riforma sulla prescrizione rappresenta un simbolo per il Movimento 5 stelle. Ma questa norma rischia di produrre effetti molto pesanti. Quindi l’augurio è che messe da parte le bandierine si possa ragionare in un clima più disteso, senza totem e senza tabù”.

Alla farsa dell’ipocrisia ha portato il proprio contributo Alfredo Bazoli che si è inserito con una serie di argomentazioni. Peccato che siano finite nel nulla. “Innanzi tutto -ha spiegato il capogruppo del Pd in commissione Giustizia della Camera – bisogna distinguere tra sentenze di condanna e di assoluzione applicando quindi la sospensione solo nel primo grado: due anni dopo il primo grado, aggiungendo sei mesi in caso di nuova istruttoria dibattimentale; un anno dopo l’Appello. La soluzione tecnicamente migliore, per evitare che i processi già iniziati si concludano con prescrizione e che questo si trasformi in processi infiniti”.

Hanno una gran faccia tosta i dem, non c’è che dire. Tuttavia bisognava aspettarselo: il Partito democratico spesso predica bene ma razzola malissimo. Pur di salvare il governo sono stati capaci di rimangiarsi tutto, andando contro  la loro stessa proposta dieci giorni dopo averla presentata. E non è da tutti cambiare le proprie opinioni nel giro di qualche ora magari con la presunzione che la gente comprenda le motivazioni che si pretende di accampare quando invece si tratta semplicemente di opportunismo. Vai a credere tu a gente simile…

Penalisti in agitazione

Mentre renziani e dem votavano in modo differente, i penalisti hanno annunciato un nuovo sciopero e una manifestazione davanti Montecitorio per il 28. Intanto il Guardasigilli Bonafede fa sapere via social che nei prossimi giorni presenterà il ddl sulla riforma del processo penale che conterrà anche le norme del cosiddetto ‘lodo Conte’, ovvero la mediazione raggiunta sulla prescrizione dopo il vertice a palazzo Chigi. Intesa che, però, non coinvolge Italia viva, insoddisfatta del compromesso raggiunto, e per questo preannuncia di non essere disponibile a sostenere “cambiali in bianco”. Vedremo come saranno i prossimi sviluppi.