Non poteva finire che così. Del resto un movimento che si basava sul vaffanculismo e altre idiozie di piazza doveva prima o poi crollare sotto il peso della propria inettitudine.

Altri grillozzi – saltafossi senza vergogna alla pari di tanti altri peones parlamentari di diversa appartenenza – hanno abbandonato il loro guru Beppe che vede così sbriciolarsi miseramente la propria creatura politica, ossia quella che lui credeva una corazzata in grado di aprire il palazzo come una scatoletta di tonno si è rivelata invece una ciofeca. Più chiaramente diciamo che i grillotti sono sempre stati una accozzaglia di incapaci, fulgido esempio di ignoranza e impreparazione, che una volta al potere hanno avuto addirittura la sfacciataggine di mostrare arroganza e presunzione.

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Le creature della ditta Grillo-Casaleggio si erano unite al grido del “vaffanculo” – buffonata di piazza che ha avuto come solo obiettivo quello di catturare consenso – ma, guarda un po’ il caso, tale focoso ardore popolare che si scagliava contro la casta è improvvisamente scomparso nel momento in cui questa massa di paraculi – molti di questi a casa un mestiere neppure lo avevano – hanno conquistato la poltrona ottimamente retribuita senza fare nulla.

Ora però il vento è cambiato, gli inutili alzano la testa, vogliono avere visibilità, sono stanchi di rimanere nell’ombra, non si accontentano di guadagnare oltre 15mila euro al mese. E allora rilasciano interviste recitando la stessa nenia  ostentando sicurezza e maturità politica: i miracolati hanno deciso di ribellarsi alla “gestione verticistica” del loro capo. Il fenomeno dei fenomeni grilluti, il bibitaro Giggino finito alla Farnesina senza nessuna conoscenza dell’inglese, autorevole esponente dei voltagabbana, l’incompetente per antonomasia che attraverso chissà quale orrenda alchimia effettuata dagli esperti nella comunicazione della Casaleggio&Company è stato trasformato in un leader… del nulla però che  oltretutto non ha nessun seguito.

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Un autentico incompetente a 5 stelle che, conti alla mano, è riuscito nel giro di pochi mesi a dilapidare un consistente patrimonio di consenso facendo precipitare l’Armata Brancaleone a un livello dal quale sarà difficilissimo recuperare credibilità. Infatti chi mai potrà più credere a questi imbarazzanti parvenu della politica nostrana che da antisistema sono divenuti rapidamente i più severi guardiani del potere.

I nuovi “autorevoli” addii stellati

“In queste festività ho riflettuto tanto e, per svariate ragioni, in primis il non condividere la Manovra di Bilancio approvata di recente e la mancanza di collegialità nelle decisioni all’interno del gruppo, ho maturato l’idea di lasciare, con grande rammarico, il movimento”. Che uomo tutto d’un pezzo, che carattere invidiabile, quale coerenza quasi emozionante ci mostra un tal Gianluca Rospi, sconosciuto deputato grillotto, che approda al gruppo Misto.

Ma il suo “rammarico” viene ulteriormente rafforzato e tenta disperatamente – ma lo sforzo è inutile – di salvare la faccia che, piaccia o meno all’inutile Rospi, ormai è catalogata nella galleria degli orrori costituita da funamboli, camaleonti e traditori, razza organica alle trame di palazzo che mai si estinguerà.

“Non è più tollerabile una gestione verticistica e oligarchica del Gruppo parlamentare con il risultato che ristrette minoranze decidono per la maggioranza. Il M5S non vuole più dialogare con la base che si limita a veicolare le scelte prese dall’alto senza più essere portatrice di proposte. Oggi, con rammarico, ho consegnato al Presidente della Camera, Roberto Fico, la mia decisione di lasciare il gruppo parlamentare e di approdare al Gruppo Misto, scelta che non è da ritenersi attinente a quella di altri colleghi parlamentari che in questi giorni stanno lasciando il Movimento”.

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Si cambia dunque bandiera ma, cosa importante, la poltrona è salva. Questo è il ragionamento sostanziale di Rospi e del resto della nutrita squadra degli opportunisti di turno che cambiano opinione a secondo le convenienze. Fare rotta al Gruppo Misto è a volte il primo passo poi c’è sempre tempo per indossare una nuova casacca, naturalmente  in cambio dell’assicurazione di essere candidato in un collegio sicuro che garantisca la rielezione.

Altro addio e altro puntuale rammarico arriva dallo sconosciuto  Nunzio Angiola che lascia il Movimento e lo fa, naturalmente, con grande “rammarico”, dichiarando di non aver cambiato i propri convincimenti, ma denunciando fra l’altro, la chiusura pregiudiziale dei vertici M5S, chi più chi meno “nelle proprie granitiche convinzioni”, la scarsa collegialità, e precisa che la sua scelta non è da porsi in connessione con altri colleghi parlamentari, “come Fioramonti”.

Insomma, anche  Angiola vorrebbe dare una immagine diversa,  più pura, per giustificare la propria decisione quando in realtà si tratta di tradimento. E basta. Inutile girarci intorno. Un voltafaccia nei confronti di chi lo aveva prescelto spedendolo a Roma strappandolo dall’anonimato quotidiano offrendogli un seggio in Parlamento. Vi pare poco? E adesso, invece della riconoscenza, questi alzano la testa, vogliono fare le anime belle, gridano alla ribellione come non conoscessero già dall’inizio le regole interne del movimento. Evidentemente la famigerata “gestione verticistica” che ora lamentano al momento del loro ingresso nella casa stellata gli andava bene. E ancora maglio gli andava quando si è trattato di essere candidati alla Camera o in Senato.

Ma purtroppo stiamo parlando di omuncoli, questo  sono, che non si sono resi conto di aver vinto alla lotteria nelle ultime politiche. A questo punto nasce spontanea una domanda: se ci dovesse essere il vincolo di mandato, ossia il parlamentare che lascia il proprio partito se ne torna dritto a casa, credete che questi saltafossi cambierebbero schieramento con tanta facilità? Una classe politica con questo dna – rappresentata “degnamente” dal governo Conte nato da sordide manovre orchestrate della casta  solo ed esclusivamente per amore del potere – è davvero in grado di lavorare per il bene del paese? O siamo forse più propensi pensare che questa combriccola di buoni a nulla pensi solo agli interessi personali.