Il XX secolo è stata la culla dei diritti umani con la Dichiarazione del 1948, e dopo l’ultimo conflitto mondiale le Costituzioni delle nazioni democratiche hanno codificato tanti diritti. Ma in parecchie zone del globo, essi non sono ancora in parte o del tutto garantiti. Tanti uomini, tante donne, tanti bambini sono ancora sotto il giogo del potere della ricchezza. Sono sfruttati, torturati, uccisi e non hanno ancora ottenuto quelle garanzie che l’Occidente e la cultura illuministica hanno apportato a beneficio di una parte dell’Umanità. In Africa come nelle favelas brasiliane e come altrove nel mondo, la povertà, il diritto a una vita degna, a condizioni che non riducano l’essere umano a livelli quasi animaleschi come costante della vita quotidiana.
Anche in Europa e nella nostra Italia le spire della crisi fanno emergere la drammatica faglia della precarietà e dell’emarginazione. Un risultato? Ai nuovi tanti poveri si aggiungono le bibliche ondate di rifugiati in cerca di diritti e di un futuro migliore. Ma oltre al rafforzamento e all’ampliamento dei diritti per tutti gli esseri umani, la nostra comprensione deve indirizzarsi, più che mai, verso la salvaguardia della nostra madre Terra che ci nutre e permette a tante specie animali di alimentarsi. Le risorse non sono infinite in un pianeta che non si espande, noi tutti abbiamo il dovere di garantire la ri-generazione della bio-capacità.
In una commovente lettera il capo indiano Capriolo Zoppo, nel 1854, indirizza al Presidente degli Stati Uniti – Franklin Pierce, queste significative parole: “Questo noi sappiamo: la Terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla terra. Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce la famiglia. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Non è stato l’uomo a tessere la tela della vita, egli ne è soltanto un filo. Qualunque cosa egli faccia alla tela, lo fa a se stesso “. E’ l’ Uomo ad appartenere alla terra. Il suo più grande dovere è rispettare la natura di Gaia (luogo primigenio degli esseri umani) come facevano gli antichi padri. La grande sfida umana del XXI secolo è questa. Il futuro del mondo dipende da tutti noi.
Aldo Cisi – Presidente Movimento Politico Italia