Nelle societa’ moderne, a causa delle degenerazioni videocratiche  e della pratica quotidiana dei sondaggi, i tempi della politica diventano brevissimi. Tutto si riduce al presente, senza memoria del passato e senza riguardo al futuro.  Tutto si deve consumare nell’attimo fuggente. Le decisioni politiche e di politica economica valgono se producono effetti immediati, misurabili nei sondaggi d’opinione o nelle scadenze elettorali, che peraltro si moltiplicano e si ripetono con ritmi annuali o addirittura stagionali, senza per questo migliorare di un millesimo la qualità della democrazia. 

Oggi la politica è affetta sia da amnesia e sia da miopia che si ripercuotono su molta parte della popolazione. In una situazione di questo genere è davvero difficile ristabilire il primato della ragione che per imporsi necessita di altre scansioni temporali, non può e non deve correre dietro all’emergenzialità nè agli umori o alle emozioni del momento ma deve potersi misurare con quei processi profondi che attraversano la società sono inevitabilmente di lunga durata. 

Il discorso sulla politica economica fa emergere altri specifici impedimenti al realizzarsi di pratiche riformiste come l’abbandono delle politiche di “deficit spending “ da parte dei governi che permettevano un tempo di squilibrare il bilancio pur di finanziare alcune riforme sociali e soprattutto il fatto che la competitività esasperata a livello mondiale impone alle imprese di destinare l’intero aumento della ricchezza ai profitti e alle rendite finanziarie. Tutti questi elementi insieme hanno ridotto il termine riforma a una crisalide per contenere politiche  di tipo opposto.

Nella transizione egemonica mondiale del processo di globalizzazione (se ci sarà) perchè essa funzioni, l’imperialismo viene considerato come la prima fase del potere politico della borghesia, anziché l’ultimo stadio del capitalismo. I sostenitori convinti della bontà del processo di globalizzazione, hanno la necessità di avere di fronte una evidente gravità e profondità di una crisi mondiale, in parte già in atto, e visioni sempre più critiche se non sul sistema capitalista nel suo verso. Almeno sulla fase che esso attraversa.

A questo proposito vediamo un cambio epocale fra il ruolo del Giappone e quello della Cina sul futuro del mondo a seguito della crescita impetuosa dei paesi asiatici  che “ metterà la parola fine a due secoli di dominazione dell’Europa prima, e della sua grande filiazione nordamericana poi “-

BCE

Se finora l’Europa rappresentava il passato, gli Stati Uniti il presente e l’Asia dominata dalla Cina che appare adesso come il futuro dell’economia globale. Rimane solo da chiedersi quanto ci vorrà e se sarà indolore. Ora però tutti gli effetti della rivoluzione restauratrice attuata dal capitalismo globale vengono messi in discussione, non possiamo pretendere che esso superi da solo se stesso facendo il favore di uscire elegantemente senza drammi. Destra, centro e sinistra si troveranno nell’immediato a confrontarsi per ridefinire la loro identità rispetto ai percorsi per uscire dalla crisi economica nazionale e mondiale, quella ambientali , quelle finanziarie, quelle istituzionali, e sopratutto,  per le implicazioni che quei percorsi avranno sul futuro delle società con la precondizione che l’esito della fuoriuscita dalla crisi avvenga con il mantenimento della pace perpetua mondiale .

Aldo Cisi  – Presidente Movimento Politico Italia