Lo avevamo scritto e ora lo ripetiamo: il movimento delle sardine non è mai stato stato slegato dalla politica, come volevano farci credere i giovanotti – il loro leader è oltretutto legato al mondo di Romano Prodi – che al canto di “bella ciao” stanno riempiendo ultimamente le piazze con indiscutibile successo in termini di coinvolgimento sociale.
Come nel tempo abbiamo assistito ai movimenti studenteschi, agli sfascia-tutto dei centri sociali, ai girotondi, al popolo viola ora è il momento delle sardine che non sono altro che l’ennesima mascherata della solita sinistra a corto di consenso. Naturalmente il grande regista è il Pd che non riuscendo più a coinvolgere le masse, tantomeno a riempire le piazze poichè ha perso il contatto con la propria base preferendo i salotti radical chic, tenta l’ultima carta sperando di bloccare in qualche disperata maniera l’avanzata della destra. In particolare l’avanzata di Matteo Salvini, il personaggio su cui è concentrato l’odio viscerale delle sardine, il loro nemico da abbattere, da togliere di mezzo ad ogni costo… poi dicono di essere loro, le “pacifiche” sardine che vogliono Salvini morto, l’unica alternativa alla campagna di odio e di paura che vanno seminando le forze sovraniste.
Dopo Modena, Bologna e Firenze, anche a Genova ieri si è vista una piazza De Ferrari gremita di sardine. Senza bandiere di partito, naturalmente, come nelle precedenti occasioni, ma che non venga raccontata la storiella che si tratta di un movimento apartitico, trasversale, apolitico che parte da un sussulto civile. Sappiamo bene chi muove i fili, chi sono i burattinai dem che già hanno promesso seggi e posizioni di rilievo ai pesciolini più rappresentativi che stanno agitando le folle in questa campagna elettorale delle regionali il cui unico credo è dare contro al leader leghista.
Diciamo quindi che le sardine sono a tutti gli effetti – e in questo non vi sarebbe nulla di male anche se loro si ostinano a non dirlo – una rappresentanza politica che di fatto sostiene il governo centrale giallo rosso – la maggioranza raffazzonata costituitasi con l’inciucio di palazzo tra Pd e 5 Stelle – e dall’altra gioca la partita locale tentando di tirare la volata per la rielezione di Stefano Bonaccini, il governatore uscente dell’Emilia Romagna, la roccaforte storica super rossa proprio dove – ma guarda un po’ il caso – il movimento sottosale è nato e dove a gennaio si andrà a votare.
Insomma, la rivoluzione di questa ultima novità popolare non è altro che la riedizione di un attivismo politico già visto in passato che ancora una volta conferma lo spirito, le radici culturali cosiddette progressiste dei sinistrorsi che hanno la presunzione – caratteristica che li contraddistingue da sempre – di assumere il ruolo di unici salvatori della Patria indicando la pericolosità dell’avversario di turno come la grande minaccia per la democrazia.
Dunque ci risiamo. Ieri il grande pericolo per la tenuta democratica di questo Paese era quel diavolaccio di Silvio Berlusconi e oggi è Matteo Salvini. E il Pd dietro, a sfruttare l’onda ben orchestrata delle sardine, non fa altro che raccontare le stesse cose trite e ritrite contrapponendosi al fantasma del fascismo – perchè di questo in verità si tratta, un pericolo inconsistente proprio come un fantasma – che a sentire loro torna prepotentemente alla ribalta con le sembianze dei sovranisti in forte ascesa. E allora vai con l’entusiasmo, vai con l’esaltazione e il sostegno di chiunque si contrapponga al grande pericolo che incombe sull’Italia.
Finite le ideologie che animavano i vari schieramenti che caratterizzavano un panorama politico ormai tramontato si è passati in una realtà in cui le aggregazioni prendono corpo attraverso la rete, un potente mezzo aggregante che stimola vivacemente le emozioni, ma che al contempo diventano fluide, momentanee, dal facile utilizzo ma anche da altrettanta facilità nel finire presto nel dimenticatoio collettivo. Una fase quindi transitoria che ora ha rapito certamente molte persone scese in piazza con il collante anti-Lega ma che dimostrano scarsa volontà alla riflessione preferendo lasciarsi trasportare dal fascino del momento, pura suggestione di facile contagio ma di breve durata.