Netta la posizione del presidente Donald Trump che è tornato a far sentire la sua voce in questioni cruciali di politica estera. Poche ore fa ha firmato la legge che prevede la possibilità di introdurre sanzioni umanitarie nei confronti della Cina, legge approvata dal Congresso USA lo scorso 22 di novembre.

Trump-Tax-Plan

Dal canto suo la Cina passa al contrattacco minacciando dure contromisure verso gli Stati Uniti dopo la decisione di mettere nero su bianco la volontà di difendere i diritti umani e la democrazia a Hong Kong. Si tratta di una legge che prevede il rinnovamento annuo dello status speciale conferito da Washington all’ex colonia britannica e spiana dunque la strada a sanzioni nei confronti dei funzionari cinesi e di Hong Kong accusati di violare le libertà garantite all’ex colonia.

025e9d18-4c62-11e9-8e02-95b31fc3f54a_image_hires_181511

Il Tycoon ha nel frattempo cercato di rasserenare il clima dichiarando di rispettare molto Hong Kong, la Cina e il suo presidente Xi Jinping, auspicando che le divergenze possano essere colmate e che si possa presto giungere ad accordi che garantiscano una pace duratura nella regione.

Intanto la Cina minaccia ritorsioni durissime.”Intimiamo agli Usa di non agire arbitrariamente, o altrimenti la Cina dovrà fermamente contrattaccare e gli Stati Uniti dovranno sostenere tutte le relative conseguenze”, scrive il ministero degli Esteri cinese in una nota diffusa nella mattina di oggi in cui accusa Washington di “sinistre intenzioni e natura egemonica” intromettendosi in maniera indebita negli affari interni di un paese sovrano.

A Hong Kong proseguono le proteste

Hong Kong è stata colpita da una violenta ondata di proteste sin dallo scorso mese di giugno. Le contestazioni al regime comunista, che inizialmente avevano preso le mosse in relazione ad una possibile legge sull’estradizione in Cina, sono continuate anche quando il governo locale ha annunciato il ritiro di tale misura. Fino ad oggi il bilancio parla di circa 4500 persone che sono finite in manette e quasi 2000 feriti tra manifestanti e rappresentanti delle forze dell’ordine.

Nella giornata di lunedì, al termine della tornata delle elezioni distrettuali che ha visto una partecipazione al voto elevatissima, i rappresentanti dell’opposizione democratica hanno ottenuto la maggioranza assoluta alle elezioni del Consiglio distrettuale di Hong Kong. Un autentico tsunami anti Cina. Il voto non lascia spazio a interpretazioni. Da Hong Kong arriva un segnale chiaro, forte, al colosso asiatico. I candidati anti-governativi in corsa alle elezioni distrettuali hanno conquistato quasi il 90% dei seggi, 396 sui 452 in palio, assestando un duro colpo alla governatrice Carrie Lam e al governo centrale di Pechino.

Molto altrettanto netta è stata la replica di Pechino. “Hong Kong è parte integrante della
Cina, a prescindere dal risultato elettorale – ha detto il ministro degli Esteri cinese Wang Yi evideniando inoltre che – qualsiasi tentativo di danneggiare il livello di prosperità e stabilità della città, non avrà successo”. Ora vedremo se si riuscirà a  salvaguardare l’indipendenza e la democrazia della regione. Resta il fatto che al momento la partita appare quanto mai complessa e delicata dagli esiti estremamente incerti.