Il ministero della Difesa turco ha dichiarato  che tutti i preparativi per l’operazione militare in Siria da tempo programmata sono stati completati.

Il dicastero ha inoltre osservato che la creazione di una zona sicura (corridoio di pace) è essenziale per contribuire alla stabilità e pace della regione in modo che i siriani possano vivere in sicurezza.

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Va detto che le truppe americane non saranno più nell’area interessata nel momento in cui scatteranno le manovre turche. Lo ha reso noto la Casa Bianca  dando conto di una telefonata intercorsa tra  il presidente Donald Trump e il suo omologo turco, Recep Tayyip Erdogan. Telefonata nella quale i due leader hanno stabilito di incontrarsi a novembre a Washington.

Intanto già si respirano venti di guerra: ieri sera la Turchia ha condotto attacchi aerei contro il checkpoint siro-iracheno di Samalka, secondo quanto riferito, distruggendo due ponti. L’attacco era diretto alle forze democratiche siriane (SDF) che controllano il checkpoint di Samalka.

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In merito all’operazione militare già nei giorni scorsi  il premier turco Erdogan aveva anticipato che sarebbe stata presa una decisione sull’invasione della Siria settentrionale a est dell’Eufrate. Contestualmente aveva detto che lo scopo dell’operazione sarebbe stato quello di liberare il confine siriano con la Turchia dalle forze di autodifesa dei curdi siriani (YPF) creando così una zona di sicurezza e accogliere i rifugiati siriani in Turchia.

Nelle ultime ore il dispiegamento di forze a ridosso del confine è evidente. Decine di convogli militari di Ankara si stanno portando al confine turco con la Siria e questo fa presagire che l’attacco ad est dell’Eufrate potrebbe essere imminente.

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Sul mancato appoggio degli Stati Uniti il Pentagono ha confermato che per l’operazione militare è questione di ore. Inoltre l’amministrazione Usa ha confermato  che le forze statunitensi che hanno sconfitto il califfato dello Stato Islamico locale non saranno più nelle immediate vicinanze. Tuttavia, allo stesso tempo, la Casa Bianca ha voluto sottolineare che la Turchia sarà ora responsabile di tutti i militanti Daesh catturati negli ultimi due anni dopo la sconfitta del gruppo terroristico.

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Ma le ostilità si ripercuotono anche sui paesi vicini come l’Iran che si oppone all’intervento militare. Il  ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif ha ribadito al suo omologo turco Mevlut Cavusoglu l’opposizione di Teheran a una azione militare turca in Siria. Nel corso di una telefonata con Cavusoglu, avvenuta ieri sera, Zarif ha anche chiesto “il rispetto dell’integrità territoriale e della sovranità” della Siria.

Nel frattempo non viene esclusa la formazione di un fronte anti-turco nell’area direttamente interessata al conflitto. I gruppi curdo siriani non escludono quindi una alleanza con Assad per contrastare le intenzioni turche. Fonti informate anticipano che le forze militari curdo-siriane potrebbero decidere di collaborare con il governo di Damasco per combattere l’azione decisa da Ankara. Lo ha dichiarato Mazlum Abdi, comandante in capo delle forze curdo-siriane nel nord-est della Siria, ribadendo un concetto già espresso nei mesi scorsi di fronte alle insistenti minacce militari turche. “Stiamo considerando una partnership col presidente siriano Bashar al Assad con l’obiettivo di combattere le forze turche”, ha detto Abdi.

Ma la Turchia è pronta a qualsiasi offensiva e non cederà alle minacce di nessuno, fa sapere una nota del ministero della Difesa che inoltre ha annunciato di aver terminato i preparativi per la sua azione nel nord della Siria contro le milizie curdo-siriane Pyg/Ypg e ha ha avvertito che Ankara non tollererà mai la creazione di un corridoio del terrorismo lungo il confine.