Quando si evoca, spesso e volentieri, la “questione morale” si fa riferimento alla magistratura affinché persegua secondo legge i corrotti e, per gli affezionati della mistica del giustizialismo, estirpi il Male. Ma quando la “questione morale” non riguarda in modo esclusivo i politici ma compare anche tra i magistrati e, addirittura, nello stesso Consiglio superiore della magistratura, allora, a chi si dovrà fare riferimento? David Ermini, che di quell’organo di autogoverno dei magistrati è il vicepresidente, ha pronunciato parole ferme e rigorose: “Gli eventi di questi giorni hanno inferto una ferita profonda e dolorosa; o sapremo riscattare con i fatti il discredito che si è abbattuto su di noi, o saremo perduti”.
Parole ancora più importanti perché sono state dette dal vicepresidente Ermini ma di fatto sono state pensate e dettate dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che del Csm è presidente di diritto. Insomma, sembra che si sia finiti dritti dritti nella VI satira di Giovenale quando lo scrittore latino dice Quis custodiet ipsos custodes? ossia chi sorveglierà gli stessi sorveglianti? Manca, forse, solo Messalina ma – abbiate fede – vedrete che salterà fuori anche lei.
Riepilogo della vicenda. La procura di Perugia indaga su un bel po’ di magistrati di Roma e l’ipotesi del reato è la pressione e il condizionamento per la scelta dei capi di alcune procure. Tra queste anche la stessa procura romana e, quindi, la scelta del successore di Giuseppe Pignatone. Luca Palamara, che fu già presidente dell’associazione nazionale magistrati, è indagato per corruzione, mentre il membro del Csm, Luigi Spina, è indagato per favoreggiamento e rivelazione del segreto d’ufficio e si è dimesso dal Csm. Non mancano, come emerge dalle carte dell’inchiesta, altri fatti, altri particolari, altri uomini. Come la riunione in un albergo di Roma per decidere sulla nomina al vertice della procura romana. Riunione notturna con Luca Palamara, due parlamentari del Pd, Luca Lotti e Cosimo Ferri, e cinque consiglieri del Csm e di questi due si sono dimessi dal Csm: Gianluigi Morlini di Unicost e Paolo Criscuoli di Magistratura Indipendente.
Come è facile capire, il Consiglio superiore della magistratura è investito da un grande scandalo che lo delegittima agli occhi delle procure e degli stessi italiani. Un dramma morale al cui cospetto i casi di corruzione ordinaria sono scherzi tra bambini innocenti. Come se ne esce? Con grande difficoltà, se se ne uscirà.
di Giancristiano Desiderio – blog Nicola Porro