Una parte dei nostri mali dipende dal fatto che troppi uomini sono oltraggiosamente ricchi o disperatamente poveri. Oggi la disuguaglianza ci appare un fenomeno naturale, radicato nell’essenza stessa dell’umana società. Eppure per migliaia di anni, dall’inizio della storia della nostra specie, uomini e donne hanno vissuto in comunità fortemente egualitarie, basate sulla condivisione di risorse limitate e fluttuanti in cui esistevano stabili gerarchie di potere, comunità che, come ci insegnano gli studi sulle società di raccoglitori e cacciatori che ancora esistono sulla terra, promuovevano attivamente l’uguaglianza attraverso la condivisione del cibo, l’istituto del dono e attività di compartecipazione.
Per millenni l’uguaglianza è stata costruita e difesa dalle società attraverso la messa in atto di concrete energie di contro-dominio che andavano dalla critica alla pubblica espressione di disapprovazione fino a pratiche di ostracismo, esclusione, messa a morte di chi cercava la supremazia. La moderna disuguaglianza ha avuto probabilmente origine con lo sviluppo dell’agricoltura circa 15.000 anni fa ed ora l’espansione è data dal progresso con la tecnologia, scienze e conoscenze in tutti i settori.
Le disuguaglianze non nascono dalla scarsità ma dall’abbondanza, di cui approfittano individui molto operosi, ambiziosi o semplicemente furbi interessati all’accumulo delle risorse insieme al prestigio e al potere che ne derivano grazie al mal funzionamento dei sistemi socio–economici, amministrativi, politici, culturali e giudiziari. Se è vero che entro il 2100 sul pianeta terra saremo fra gli 11/12 miliardi di esseri umani, come si può pensare di mantenerli in vita tutti se non si trova un modo diverso da quello che si pratica oggi.
Le nazioni occidentali continuano a detenere una ricchezza sproporzionata rispetto al resto del mondo. La ricchezza posseduta dall’ 1% della popolazione mondiale ha superato nel 2015 quella del restante 99%. L’anima umana ha bisogno sopra ogni altra cosa di avere radici in più ambienti naturali e di comunicare per il loro tramite l’universo. Tutto ciò che ha effetto di sradicare un essere umano o di impedire che metta radici è criminale. Chiunque eserciti o desideri di esercitare un potere di qualsivoglia natura – politico, amministrativo, giudiziario, tecnico, economico, spirituale o altro – sia tenuto a impegnarsi ad assumerla come regola pratica della propria condotta. La violazione di un simile impegno, nelle parole come nei fatti, deve essere in via di principio sempre punibile. Ma la comparsa di istituzioni che consenta di punirla richiede nella maggior parte dei casi più generazioni. L’assenso di questi principi implica uno sforzo continuo affinchè queste istituzioni possano manifestarsi il più rapidamente possibile.
La politica è essenziale per la costruzione di un progetto di cambiamento globale ma tale progetto dovrà basarsi su una nuova ideologia divergente rispetto al pensiero imperante. E’ necessario creare un nuovo pensiero globale che sappia coinvolgere le persone e che si opponga all’individualismo riproponendo le ragioni della comunità.
Ormai è chiaro a tutti che l’individualismo esasperato è in diretta relazione con il consumismo e le disuguaglianze che stanno distruggendo il pianeta. Molti faranno obiezioni: utopie che lasciano il tempo che trovano. Ma ai ripari bisogna pensarci per tempo. La storia procede per cicli, andamenti temporanei. Anche l’attuale fase neoliberista finirà, o per un risveglio delle coscienze o per una catastrofe immane. I poteri mondiali provino prima che sia troppo tardi a costruire una prima possibilità creando una “forma mentis “ e una ideologia che, basandosi su dati scientifici, in grado di cambiare rotta. Dopo i fallimenti del Novecento, mi rendo conto che le ideologie per funzionare devono essere credibili. Da tempo nella coscienza il gioco elettorale è assimilato agli spettacoli televisivi. Anche la stessa sfera politica non vive che di una ipotesi di credibilità. Ma è tempo di agire per navigare verso un porto sicuro.
Aldo Cisi – Presidente Movimento Politico Italia