Nell’anno 2019 a una classe dirigente dominante e illiberale e governanti talmente recalcitranti davanti alle nuove generazioni che non hanno ancora capito quali provvedimenti occorre prendere per modernizzare il Paese e compiere quel balzo idoneo per uscire definitivamente da una crisi quasi ricercata o desiderata è venuta una splendida e “stupefacente” idea, presupposto: maggio 2018 una circolare del ministero dell’Agricoltura ha fugato tutti i dubbi sulla liceità della possibilità di produrre e vendere la Marijuana Light. Quindi una legge dello Stato italiano approvata dal precedente governo veniva confermata dall’attuale Governo “giallo-verde”, non più di dodici mesi fa. Questa normativa consente di poter vendere, in negozi specializzati, la marijuana light – cioè una particolare specie di marijuana priva del principio attivo denominato THC – che, notoriamente, è come vendere un vino privo dell’alcol. Quindi dal punto di vista dell’effetto psicotropo del tutto innocua. 
Successivamente alla conferma del ministero dell’agricoltura che ha certificato ufficialmente che produrre e vendere cannabis light in Italia è legale molti piccoli e medi imprenditori hanno iniziato a investire su questa attività creando centri per la produzione e la vendita della Marijuana Light. In pochi mesi sono sorti centinaia di negozi in tutta Italia e centinaia di centri per la produzione. Un bel giro d’affari che versa allo Stato regolarmente milioni di Euro di tasse e dà da lavorare a molti ragazzi. 
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Tutto bene fino a oggi quando il Ministro dell’Interno Salvini ha rilasciato una intervista dove dichiara che: “da domani stesso si andranno a controllare uno per uno, per quello che mi riguarda con l’obiettivo di chiudergli, tutti i presunti negozi turistici di cannabis che per quanto mi riguarda vanno sigillati dal primo all’ultimo perché sono un incentivo all’uso e allo spaccio di sostanze stupefacenti ce ne sono ormai più di mille al di fuori di ogni regole e controllo; ci sarà a fine maggio una sentenza delle cassazioni unite in questo merito, io non aspetto, come qualche collega ministro mi dice i tempi della giustizia, esercito i poteri del ministro dell’interno e per quanto mi riguarda dobbiamo usare tutto quello che è legalmente e democraticamente permesso per chiudere uno per uno tutti questi luoghi di diseducazione  di massa identico approccio avrò da oggi con tutte le iniziative delle feste delle canne e delle cannabis in giro per l’Italia…”  È virgolettato perché sono le sue testuali parole. 
Se esistono dei negozi che non rispettano la legge vigente quelli, ovviamente, vanno singolarmente chiusi ma decidere di far chiudere migliaia di aziende perché ciò che vendono è “diseducativo” ( e allora perché non chiudere i tabaccai? Chi vende liquori? I punti di gioco d’azzardo? ) è una trama pericolosissima che un Paese democratico non può né accettare né permettere. 

In realtà chi ha a cuore la salute pubblica dovrebbe guardare alla legalizzazione della canapa come a una soluzione auspicabile e urgente, perché permetterebbe di effettuare controlli di qualità sulle quantità in commercio, come succede per tutto quello che viene posto in vendita sul mercato legale, con benefici immensi per milioni di persone che, proibizione o non proibizione, sono forti consumatori di droghe leggere. Ma il punto oggi non è questo ma il fatto clamoroso che un Ministro importante come quello in oggetto decida di dover procedere alla chiusura di tutti i punti di vendita della canapa light, cioè senza effetti psicoattivi, non perché commettano delle irregolarità sulla vendita ma perché sono luoghi “di diseducazione di massa”. 

Personalmente una affermazione del genere la registravo negli interventi del “Politburo” dell’ex Unione Sovietica negli anni 80’ dove le persone da “rieducare” erano milioni. Da allora non ho mai più sentito una scempiaggine del genere e mai avrei pensato che il dovere di educare le persone fosse un compito del ministero dell’interno. È una chiara deriva “illiberale” che noi liberali dovremmo denunciare con tutte le nostre forze.

di Augusto Tagliati  – Rivoluzione Liberale