La congiuntura che attraversa l’Europa occidentale, esprime che l’evento storico è il cosiddetto “momento Populista“. Il Presidente del Consiglio Paolo Conte, a Davos, ha chiesto di cambiare le regole
che governano l’ UE perché il progetto europeo deve essere quello del popolo, fatta dal popolo e per il popolo. Questa considerazione è l’espressione di una serie di resistenze contro la condizione valida post
democratica determinata da trent’anni di egemonia neoliberale alla quale la Germania se ne è avvantaggiata sia economicamente e sia come volontà di dominazione ( storicamente la terza volta in 100
anni ) tramite la Cancelliera Angela Merkel che manda un messaggio ai soci europei: chi è contro resta fuori.
Tuttavia questa egemonia è adesso entrata in crisi e si sta creando l’opportunità di istituirne una nuova. Con una nuova formazione egemonica Populista che potrebbe rivelarsi più autoritaria o più
democratica, a seconda di come le resistenze saranno articolate e dal tipo di politica, gli permetterà di mettere in discussione il neoliberismo. Tutto dipende dal registro discorsivo alle domande democratiche
che potrà contraddistinguere il “momento populista “.

Serve la possibilità di adottare pratiche contro-egemoniche per porre termine al consenso post politico e che richiede la costruzione di una frontiera politica costruita in maniera populista opponendola all’oligarchia quale forza che ha impedito strutturalmente la realizzazione del progetto democratico. Questa connotazione negativa politica è specifica dell’attuale contesto europeo ma corrisponde a un tentativo da parte dei difensori dello status quo post politico di sbarazzarsi di tutte quelle forze che si oppongono alla pretesa che non esista alternativa all’idea (ora tramontata) della globalizzazione neo liberale. E’ un’etichetta peggiorativa che serve a presentare tutti questi movimenti come un pericolo per la democrazia.

Queste idee progressiste mirano a rafforzare la democrazia e ammettono la necessità di tener conto di una varietà di lotte eterogenee anziché immaginare il soggetto politico collettivo esclusivamente in termini di classe. Il populismo
potrebbe essere definito Populismo Democratico oppure Populismo progressista o anche Populismo Umanista. Ciò che dovrebbe distinguere la frontiera politica populista da quella tradizionale, sinistra, centro e destra, è proprio la costruzione trasversale di un “popolo” con l’obbiettivo di creare una maggioranza popolare indipendente dalle affiliazioni politiche precedenti.

Sistema che andrebbe bene per la coalizione di tutti i popoli dell’UE. Si tratta di un aspetto che credo vada assolutamente sostenuto nella formulazione di una strategia populista che ambisca alla radicalizzazione della democrazia, libertà, uguaglianza e giustizia. Anziché vedere nel momento populista solo minacce, è urgente capire che esso può anche rappresentare un’opportunità per la sua radicalizzazione. Per cogliere questa occasione bisogna prendere atto che essendo la politica una natura partigiana ha sempre richiesto
e ottenuto la costruzione di una frontiera tra “ noi “ e “ loro “. Il nuovo corso del populismo appare impossibile perché la condizione reale per la costruzione sociale verso un “noi” è ancora manifestata
politicamente con forte interesse di demarcazione di un “loro”. Solo ripristinando il carattere agonistico nel rispettoso della vera democrazia senza il noi e loro, sarà possibile mobilitare gli affetti e creare una volontà collettiva rivolta a intensificare gli ideali democratici. Chiaramente non c’è garanzia ma sarebbe un grave errore non cogliere l’opportunità che la congiuntura fornisce.

Aldo Cisi – Presidente Movimento Politico Italia