Un Paese  democratico non può essere ben governato, ben amministrato, ben comandato se gli eletti del  Governo avvengono con il sistema  del “ciarlatanismo”, il quale distrugge in anticipo il suo prestigio e  obbliga gli eletti ad umiliarsi davanti a coloro che devono obbedirgli. L’impertinenza vanitosa dell’amministrazione ufficiale, persuasa che l’Europa l’ammirasse, rende qualsiasi osservazione inutile a qualsiasi riforma possibile. Si comprende ora  come la selezione del comando si era fatta egregiamente, si constata adesso così abbassata, che ha prodotto per la maggiore quel corpo  di governanti, di ministri, di deputati, di senatori, di marescialli, di generali, di amministratori, che si può considerare  come uno dei più poveri in termini di uomini di Stato. Il vero principio del governo deve ordinare nella scelta del funzionario persone  preparate per il bene dello Stato.

Un paese non è la semplice addizione degli individui che lo compongono ma è un’anima, una coscienza, una persona, una risultante viva. L’egoismo, fonte del socialismo, la gelosia, fonte della democrazia, non faranno mai altro che una società debole, incapace di resistere ai potenti locali e ai Paesi vicini. Per una parte dei  nostri cittadini, con l’ istinto profondo e con il loro fanatismo religioso e politico, ritengo che  ancora conservino  il fuoco sacro dei tempi dell’Unità d’ Italia, pronti a farsi uccidere  per una causa alla quale non è legato nessun interesse personale. Ma per molti altri, purtroppo,  è il contrario. E’ dunque certo che se l’Italia vuol sottoporsi alle condizioni di una riforma seria, può con rapidità  riprendere il suo posto nel concerto europeo. Il problema è di sapere se essa vorrà entrare sulla via di una riforma seria. Questa via sarebbe austera, sarebbe quella della penitenza che consisterebbe nel correggersi dai propri difetti. A nessun costo dobbiamo fare  delle rivoluzioni e  smettiamola di credere  che abbiamo in Europa  il privilegio dell’iniziativa. Rinunciamo dunque a un atteggiamento  che fa di noi una perenne eccezione all’ordine generale. Altrimenti operiamo per un’uscita dall’Unione come propone il Mpi che è possibile e vantaggiosa su ogni visuale. In tal modo è incontestabile che con l’aiuto dei cambiamenti ordinari del mondo tra quindici o vent’anni avremo ritrovato il nostro rango.

Aldo   Cisi – Presidente  Movimento Politico Italia