Era nell’aria e nel pomeriggio le ipotesi si sono concretizzate: il governo, attraverso l’intervento del ministro per i Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro, ha posto la questione della fiducia sulla legge elettorale, il famoso Rosatellum bis. A questo punto nell’Aula di Montecitorio è scoppiata la bagarre fomentata soprattutto dagli esponenti grillini che gridando alla vergogna, al complotto non si arrendono e promettono battaglia anche fuori dal Palazzo con un appello alla mobilitazione popolare. Domani, infatti, appuntamento davanti al Parlamento alle 13 dove non è esclusa la presenza dello stesso Beppe Grillo. Ma anche Mdp con Bersani e Speranza non hanno usato mezzi termini sostenendo che la scelta dell’esecutivo rischia di mettere in pericolo la democrazia.
Nel corso della concitata seduta più volte sono stati richiamati all’ordine diversi deputati ma tutto è stato inutile. Gli animi si erano surriscaldati al punto che la presidente Laura Boldrini è stata costretta a sospendere la seduta convocando la Conferenza dei capigruppo. Intanto tra interruzioni e parole grosse Finocchiaro ha evidenziato che la fiducia interesserà gli articoli 1, 2 e 3 del testo base della legge elettorale. Alla fine la parte dell’articolato di legge di maggiore importanza per il Governo che vuole velocizzare la faccenda (stessa tecnica potrebbe essere adottata con lo ius soli) e portare a casa il nuovo sistema di elezione contestato da più parti. Così in calendario la fiducia sui primi due articoli sono programmate per il pomeriggio di mercoledì 11 ottobre mentre la terza fiducia il giorno seguente al mattino. Il voto finale in serata.
In sostanza Palazzo Chigi ha deciso di ricorrere alla fiducia sulla legge elettorale dopo la richiesta avanzata dal Pd per evitare il rischio dell’entrata in scena dei franchi tiratori sempre pronti a organizzarsi e a colpire nel momento opportuno. A spingere sull’acceleratore Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera convinto che la questione fiducia sia necessaria poiché il testo che si andrà ad approvare è il risultato dell’impegno profuso nel quale si sarebbe trovato un accordo tra maggioranza e opposizione. Per Rosato sottoporlo dunque al voto segreto vanificherebbe tutti gli sforzi fatti in precedenza.
Ma questo non convince certo Roberto Speranza per il quale porre la fiducia sulla legge elettorale a ridosso dello scioglimento delle Camere va oltre i limiti della democrazia. “Una legge che toglie la sovranità ai cittadini di scegliere i propri eletti viene approvata togliendo la sovranità al Parlamento. Non voglio credere che sia vero», afferma il coordinatore di Mdp che poi prosegue sostenendo che sulla legge elettorale la fiducia “è stata posta nella storia d’Italia durante il fascismo, con la Legge Acerbo, durante la discussione sulla famosa legge truffa e, da ultimo, da Renzi sull’Italicum, che poi fu giudicato incostituzionale, in modo particolare tra Renzi e Berlusconi per avere un Parlamento, ancora una volta, di nominati».
Va giù duro anche Pier Luigi Bersani che abbandona l’emiciclo subito dopo l’annuncio della fiducia da parte del governo. Di fatto si tratta della seconda fiducia su una legge elettorale che viene trattata nella stessa legislatura e questo per l’ex segretario dem è inaccettabile: “Non si rendono conto che questo aprirà un altro solco tra istituzioni, politica e cittadini. Un solco micidiale, non si rendono conto della responsabilità che si prendono. E’ una vergogna. Io dico soltanto: si è aperta una questione democratica grossa come una casa”.
E pensare che non molto tempo fa il premier Paolo Gentiloni aveva sostenuto che la legge elettorale è materia del Parlamento e non del governo. E invece…