Dopo 25 anni di calvario il servitore dello Stato ha avuto giustizia… dopo l’ingiustizia
Innocente, le accuse contro Bruno Contrada si sono sgretolate, sciolte come neve al sole. Giustizia è dunque stata fatta, anche se la sentenza assolutoria arriva dopo una lunga e penosa fase di ingiustizia, vergognosa ingiustizia che mai dovrebbe consumarsi in un Paese che si professa civile. Il calvario del dottor Contrada, il superpoliziotto che fu anche il numero tre del Sisde, iniziò la vigilia di Natale del 1992 quando a 61 anni venne arrestato.
Ora finalmente, dopo decenni in cui questo servitore dello Stato, come lui stesso si è sempre orgogliosamente ritenuto, ha incessantemente ribadito la propria innocenza – dopo essere stato infamato da dichiarazioni di pentiti che Contrada stesso aveva a suo tempo arrestato, dichiarazioni che avevano trovato sintesi nell’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, formulazione ai tempi giuridicamente ancora non ben definita – arriva il verdetto della Cassazione che libera Contrada da un incubo. Ma l’incubo è durato troppo, troppo tempo.
E’ stata cancellata dunque la condanna a 10 anni inflittagli nel 2006 confermata in Cassazione e ritenuta, tale condanna, ineseguibile e improduttiva di effetti penali. In definitiva una condanna che è stata quindi annullata.
Il fatto però sconvolgente è che questa liberazione arriva quando Contrada, ormai 86enne, ha già scontato per intero quella condanna tra carcere militare e domiciliari. Insomma, alla fine il danno e la beffa. E’ forse giustizia questa o un fulgido esempio di cosa non dovrebbe essere invece la giustizia in Italia? Per chi ha sbagliato, per i giudici che gli hanno fatto passare l’indescrivibile, che gli hanno rovinato la vita non cambierà invece nulla. Stessa cosa accadde con Enzo Tortora che alla fine morì per quanto aveva passato ingiustamente mentre, ironia della sorte, per qualche magistrato convinto del proprio teorema accusatorio rivelatosi alla fine un autentico fallimento sembra si sia spalancata addirittura una brillante carriera ai vertici della magistratura.
Ma c’è di peggio perché c’è ancora chi dà addosso a Bruno Contrada come se la Corte di Cassazione non si fosse neppure pronunciata. Come l’ex pm, ora avvocato, Antonio Ingroia che fu titolare dell’accusa nel processo di primo grado a Contrada. Forse non sarebbe stato più corretto da parte dell’avvocato Ingroia aspettare almeno le motivazioni della sentenza e dopo, ma solo dopo, esprimere una propria opinione? E invece no, l’ex pm non molla e afferma che Contrada non è innocente. Anzi, Ingroia è convinto che questa vicenda venga ora utilizzata per riabilitare Marcello Dell’Utri.
Ora, al di là di tutto, siamo stati abituati che quando si sbaglia si deve pagare ma incredibilmente tale regola in questo strano Paese non vale per i pm o per i giudici. Insomma, con la terribile vicenda umana e giudiziaria toccata a quel servitore dello Stato Bruno Contrada giustizia è stata fatta. Come del resto l’ingiustizia.