Renzi e Orlando separati in casa.

Il ministro: con il proporzionale allarme inciuci

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Legge elettorale alla tedesca: come era prevedibile Matteo Renzi incassa il sì della direzione ma il partito si rompe con l’astensione dell’area orlandiana non convinta del sistema tedesco che con il proporzionale non darebbe garanzie di governabilità. Non  ultimo i fedeli del ministro della giustizia considerano inopportuno anticipare il voto. Una secca bocciatura arriva anche da Michele Emiliano che di alleanze con la destra non ne vuole nemmeno sentire parlare. A differenza di Renzi che con Berlusconi ha trovato una perfetta armonia per la formazione di un eventuale governissimo.

E poi il toscano  ha una gran fretta di andare alle urne ed è disposto ad allearsi anche con il diavolo pur di tornare a palazzo Chigi. Il resto sono chiacchiere da bar.

Quindi non si farà certo fermare da fazioni interne improvvisate , del resto aveva messo in conto che alla direzione qualcuno avrebbe tentato di alzare la cresta per rimettersi poi in riga al servizio del capo.

Il segretario ha chiesto in sostanza il via libera al sistema tedesco con l’impegno a chiudere la faccenda entro la prima settimana di luglio perché “sennò poi non si fa più”, ha detto Renzi ripetendo oltretutto per l’ennesima volta di non essere un convinto supporter del sistema proporzionale con sbarramento al 5%. Tuttavia constatando che quello che ormai è stato battezzato il “tedescum” ha trovato il consenso delle altre forze politiche allora che si vada in questa direzione.

Renzi respinge puntualmente le accuse di accelerazioni ma i fatti lo smentiscono.

Quando in gioco ci sono interessi personali rilevanti l’endemica indolenza parlamentare come d’incanto si dissolve.  Destra, sinistra e centro non esistono più, quando si tratta di spartirsi il potere.

La tabella di marcia per l’iter della riforma è già stata stabilita.

Nel corso dell’incontro tra il Pd e Forza Italia i capigruppo Dem e azzurri, Rosato, Zanda, Brunetta e Romani, hanno concordato un calendario dei lavori per le prossime settimane.

Già nelle scorse ore è stato presentato in commissione Affari costituzionali alla Camera  il maxiemendamento Fiano al testo base mentre giovedì inizieranno le votazioni in Commissione; il nuovo testo base arriverà in Aula non più tardi di lunedì e qui verrà approvato nel più breve tempo possibile. Poi  toccherà al  Senato, dove la nuova legge elettorale verrà approvata in modo definitivo entro la prima settimana di luglio”.  E questa forse non è accelerazione?

Con questo ritmo la maggioranza del NazaRenzi non sarà certo scalfita dalla contrarietà – espressa poi con una timida astensione – dai 31 senatori di area orlandiana che hanno sostenuto la tesi di evitare “un salto nel buio con il voto in autunno”. Orlando tenta disperatamente di frenare la premura di Renzi ma sa bene che è una partita persa.

Utilizza ragionamenti come “il sistema proporzionale che si sta delineando cancellerà definitivamente il centrosinistra“. E poi ancora: “Mi auguro di essere cattivo profeta, ma con la scelta che stiamo per compiere rischiamo di mettere un tratto definitivo su una parola che è stata il frutto della conquista di questo ventennio, la parola centrosinistra. Penso che dovremo evitare questo rischio. Sarà un nostro problema spiegare come un esito probabile di questa campagna elettorale, cioé la costruzione di un’alleanza con Fi, sia compatibile con un disegno riformista del Paese“.

Ma si tratta di parole al vento che Renzi non ha sicuramente né la voglia, né il tempo di ascoltare. E poi parlare a Renzi di sinistra è come parlare di aria fritta.

In linea con il ministro anche Michele Emiliano convinto che non ci si possa alleare  con la destra e scuote il Pd a prendere decisione attraverso un programma di governo. Ma è tutto inutile, Renzi è già lanciato e nessuno lo può fermare tranne che la sconfitta attraverso il voto.

Tagliato fuori dai giochi  Angelino Alfano che dopo aver tradito Berlusconi per fare da scendiletto a Renzi ora teme di doversi cercare un lavoro. Vero però. Il miracolato da Silvio è terrorizzato dallo sbarramento del 5%  consapevole che il suo pseudo partito non  raggiungerebbe la soglia stabilita neppure se dovesse scendere sulla terra la Beata Vergine.

E allora? E allora l’abbronzato giovanotto promette che troverà il modo di unirsi con altre forze. Forze di disperati come la sua Alleanza Popolare che non vogliono perdere i cospicui privilegi. Altro che pensare al bene del Paese come spesso questi signori ci raccontano. Un esempio calzante lo abbiamo proprio dalle ultime dichiarazioni di Angelino:  “Non capisco la fretta del Pd di portare l’Italia al voto tre o quattro mesi prima in piena legge di stabilità. Rivolgo un appello al Pd, pensino all’Italia e al danno che questa impazienza di rientrare al palazzo può fare all’economia“.  Crediamo davvero alla preoccupazione espressa da Angelino o crediamo invece al suo incubo di non poter più entrare nei palazzi del potere grazie alla ghigliottina del 5% che toglie finalmente dai piedi i partitucoli e il loro diritto di veto-ricatto?