di Aldo Cisi, Movimento politico Italia
Il tema dei cambiamenti climatici: “riguarderà la popolazione mondiale ed i decisori politici per tutto il secolo”; sono le parole di Stefano Caserini, professore di “Mitigazione dei cambiamenti climatici” al Politecnico di Milano, secondo cui sono le azioni dell’uomo ad influenzare il riscaldamento globale che aumenta costantemente di anno in anno. Prendendo spunto dal suo ultimo libro “Il clima è (già) cambiato. 10 buone notizie sul cambiamento climatico”, nel corso dell’intervista discutiamo delle azioni in atto per contrastare il riscaldamento globale e di come l’opinione pubblica tratta il tema.
Come è cambiato effettivamente il clima negli ultimi decenni? Qual è il fattore che maggiormente ha innescato questi processi?
“È oramai risaputo e scientificamente provato che il riscaldamento globale è in corso: nell’ultimo anno le temperature sono aumentate ancora, e il 2017 si prospetta come un anno molto caldo che, secondo alcune previsioni, potrebbe perfino superare le temperature medie record registrate nel corso del 2016. La causa principale del continuo surriscaldamento del clima è rappresentata dal sistema energetico vigente, che concorre ad emettere una grande quantità di anidride carbonica in atmosfera. Ci sono anche altri agenti inquinanti come il metano o il protossido di azoto, che sono anche loro responsabili, tuttavia il cuore del problema è legato alla produzione eccessiva di anidride carbonica. Un altro contributo rilevante è la deforestazione, che se ridotta potrebbe essere un elemento importante a contrastare il riscaldamento globale. A livello scientifico il dibattito è chiuso, sono le attività umane a scaldare il clima del pianeta“.
Quali sono le buone notizie che descrive nel libro? Cosa ci rende fiduciosi nell’ottica di un futuro più sostenibile?
“Le buone notizie che descrivo nel corso del mio libro non sono tanto da ricercare sugli impatti dei cambiamenti climatici, in tal senso l’unica buona notizia è che riscaldando così tanto il pianeta abbiamo evitato una glaciazione. Ci troviamo in una fase storica preoccupante per quanto riguarda gli effetti dei comportamenti umani sul clima. Ultimamente ci sono stati segnali di cambiamento, si è smesso di negare l’esistenza di questo problema, quasi tutti ne hanno appurato l’esistenza. Le buone notizie arrivano dal fatto che molte delle azioni implementate negli ultimi tempi si stanno rivelando opportune: ad esempio il tasso di crescita delle energie rinnovabili è maggiore di quanto pronosticato negli scorsi anni. Abbiamo ancora sufficiente margine di tempo per avviare consistenti processi che limitino le emissioni di gas serra e il conseguente innalzamento delle temperature globali in futuro“.
Gli accordi di Parigi ritiene che siano sufficienti per contrastare efficacemente i cambiamenti climatici? Come può influire l’effetto Trump?
“Nel libro classifico gli accordi, sottoscritti a Parigi nel Dicembre 2015, come una delle buone notizie dei cambiamenti climatici. L’accordo è tuttavia imperfetto e non è da solo sufficiente a contrastare in maniera decisa e vigorosa il riscaldamento globale; ma rappresenta un buon punto di partenza ed ha delineato il percorso per una nuova spinta ai negoziati globali a cui partecipano tutti i paesi. L’Accordo di per sé pone le basi per una strategia futura, ma non prevede tutte le misure necessarie per limitare il riscaldamento globale come si dovrebbe. A livello di politica internazionale bisogna prepararsi a gestire la transizione energetica in modo molto più veloce rispetto a quanto auspicato 10 anni fa. Entro i prossimi 30 anni bisogna rottamare l’attuale sistema energetico e indirizzare più risorse possibile sulle rinnovabili, oltre che prestare maggiormente attenzione all’efficienza energetica ed al risparmio energetico. L’elezione recente di Trump rallenterà questo percorso, ma non potrà fermarlo: gli accordi sul clima sono stati sottoscritti da tutte le principali potenze mondiali. Anche a livello federale, negli USA, ci sono alcuni stati (ad esempio la California) in cui la transizione energetica sta proseguendo nonostante l’elezione di Trump, che a mio parere avrà maggiore influenza in altri settori“.
L’opinione pubblica sembra molto più attenta riguardo al tema dei cambiamenti climatici. Il livello di informazione a cui viene sottoposta è adeguato e corretto?
“Assolutamente no, l’opinione pubblica è informata poco e male. Se dobbiamo attuare nei prossimi 30 anni questa colossale transizione energetica, non si può parlare del riscaldamento globale solo una volta al mese; bisogna che diventi un argomento prioritario, di conseguenza gli organi d’informazione devono iniziare a trattare l’argomento in modo più serio e coerente, abbandonando titoloni, facili allarmismi e negazionismo. Ad esempio in Antartide c’è un iceberg, grande più o meno come la Liguria, che si sta staccando e purtroppo nessuno ne parla ed intanto la frattura, sulla piattaforma di ghiaccio Larsen C, aumenta sempre di più. Bisogna capire che i cambiamenti climatici sono processi che rispondono delle azioni dell’uomo, non sono eventi fini a sé stessi; la scienza aveva previsto questo riscaldamento già 30 anni fa, c’è l’esigenza di far capire cosa potrebbe succedere in futuro, fare in modo che questa consapevolezza possa di conseguenza influenzare anche le decisioni politiche.
Per aiutare ed incentivare il dibattito sul riscaldamento climatico ho creato uno spettacolo, “A qualcuno piace caldo”, che mischia il clima con il jazz, in cui il tema dei cambiamenti climatici viene affrontato in modo leggero seppur su basi e dati scientifici. Bisogna trovare un modo per informare la gente su questi argomenti, provando ad abbattere le barriere di chi è già preoccupato da altri temi e non vuole ulteriori preoccupazioni“.
In Italia le politiche vigenti e le amministrazioni stanno contribuendo in maniera efficace al raggiungimento degli obiettivi ambientali prestabiliti?
“No, si sta agendo in misura ancora insufficiente. Sono molti i temi energetici ed ambientali dibattuti dalle amministrazioni pubbliche, sono anche stati sottoscritti numerosi impegni a livello locale, come ad esempio il “Patto tra i Sindaci”, ma le azioni concrete purtroppo sono poche. Bisogna far seguire le azioni alle promesse sia in ambito nazionale che locale; la strada è tracciata, il riscaldamento globale è una realtà e l’unico obiettivo da raggiungere è quello di cambiare radicalmente sistema energetico. La lotta al riscaldamento globale non è un processo che finirà nel giro di 10-15 anni, bensì sarà uno dei temi che riguarderà la popolazione mondiale i decisori politici per tutto il secolo“.