E’ polemica sull’ultima sparata di Poletti
sui giovani che cercano un lavoro
Adesso basta. Mandate via quell’uomo che, non si capisce come, è stato nominato ministro.
“Meglio giocare a calcetto che mandare in giro curricula“, queste le parole che hanno scatenato l’ira sui social pronunciate da Giuliano Poletti in occasione di un incontro con gli studenti di un istituto tecnico a Bologna. Ieri l’ex presidente delle coop rosse ha dato un altro splendido esempio di brillantezza diplomatica sfoggiando il suo massimo pensiero spacciandosi di fronte alla platea come uomo che la politica preferisce sbrigarla invece di perdersi in chiacchiere.
Insomma, ha voluto fare il brillante usando un linguaggio dai toni spigliati, ironici illudendosi in questo modo di conquistare le giovani generazioni. E invece ha ottenuto l’effetto contrario. In definitiva il vecchio comunista ha ribadito che quando si cerca un lavoro “il rapporto di fiducia è sempre più essenziale”, ciò significa, sostiene questo ministro, che è più probabile trovare un’opportunità lavorativa giocando a calcetto piuttosto che mandare in giro i curricula.
Uscita infelice che è suonata come uno schiaffo a tutti quei ragazzi che finiti gli studi cercano disperatamente un impiego contattando l’intero mondo inviando e mail a raffica. Certo lui e il figlio Manuel non hanno avuto bisogno né di spedire curricula tantomeno di giocare a calcetto per garantirsi una posizione: il partito ha provveduto a tutto.
Infatti la faccenda del figlio venne a galla grazie a una precedete gaffe del ministro finito come sempre nella bufera quando rivolgendosi sempre ai giovani diede il meglio di sé proprio sui cervelli in fuga costretti a lasciare l’Italia per avere un lavoro “alcuni di loro è meglio non averli tra i piedi“. Già questo poteva bastare per togliersi dai piedi lui, il ministro, altro che i giovani che se ne vanno all’estero per poter vivere. Bene, dopo questo scivolone qualche cronista venne a sapere che Manuel è direttore di un giornale che ha ricevuto 500mila euro in tre anni di fondi pubblici. Si tratta di un settimanale “Sette sere qui” edito dalla Cooperativa giornalisti “Media Romagna” di Ravenna, cooperativa presieduta a sua volta dallo stesso Manuel Poletti. Naturalmente quando questo venne di dominio pubblico la Poletti family venne presa di mira da un fuoco incrociato che rese incandescente la rete. Certo un ministro – e del lavoro oltretutto – dovrebbe pensare bene prima di aprire la bocca. E Poletti oltre a pensare farebbe molto meglio starsene zitto, visti i risultati.
Inutili e imbarazzanti i tentativi di fare marcia indietro del diretto interessato che ha finito per mettere in difficoltà lo stesso premier Paolo Gentiloni. Non solo, attacchi al ministro sono arrivati addirittura da colleghi di partito.
Non parliamone poi delle opposizioni che ne chiedono l’immediata sostituzione. Ma non se ne andrà, lo sappiamo. Questi non li sposti neppure con le cannonate.