L’azione repressiva del Viminale ricorda
il pugno duro del Ministro Dc negli anni ’50
Livello di attenzione alto, potenziamento delle misure di sicurezza che riguardano i cosiddetti obiettivi a maggiore rischio, massima severità contro ogni forma di eversione. Questo il giro di vite deciso dal ministro dell’Interno Marco Minniti dopo i fatti di sangue di Londra. Azione repressiva necessaria in questo particolare momento storico che fa comunque riemergere dai ricordi l’operato sbrigativo di un uomo che garantì l’ordine pubblico negli anni difficili del dopoguerra: il ministro dell’Interno Mario Scelba che non andava tanto per il sottile nel risolvere questioni di carattere sociale. Ma andiamo con ordine.
Minniti ha dunque chiesto alle forze dell’ordine un ulteriore sforzo per un rafforzamento dei controlli nelle zone della capitale dove è previsto un aumento delle persone, aree dove si svolgeranno le cerimonie celebrative del 60° Anniversario della firma dei Trattati di Roma.
Massima allerta, quindi. Violenti, black bloc e terroristi sono nel mirino del ministro che rivolgendosi a muso duro contro i potenziali facinorosi annuncia senza mezzi termini “Vi fermeremo“.
Contestualmente il responsabile del dicastero evidenzia che la libertà di manifestare pacificamente il proprio dissenso è garantita ma atti di violenza non saranno assolutamente tollerati. Questione altrettanto delicata è la strategia adottata per contrastare eventuali attacchi terroristici. E’ stato predisposto che verranno organizzati presidi nei punti nevralgici della città che avranno il compito di controllare i veicoli in transito, ossia scongiurare i rischi di possibili incursioni in alcune zone affollate con auto o altri mezzi. Infatti in alcune zone di Roma è stato imposto il divieto alla circolazione di mezzi pesanti. Il pericolo che qualche folle possa emulare gli assassini che hanno seminato morte e terrore a Nizza, Berlino e mercoledì pomeriggio a Londra non può essere sottovalutato.
Insomma, la parola d’ordine adottata dal ministro è “tolleranza zero e controllo capillare del territorio“. Una decisione severa, per la quale si auspica altrettanta fermezza e azione realmente operativa, che ricorda tanto il modo di agire di Mario Scelba, ministro dell’Interno nel Governo De Gasperi dal 1947 a 1953.
Scelba, esponente di spicco della Democrazia Cristiana, fu duramente criticato dal Partito Comunista che considerava la sua gestione poco incline a rispettare le libertà costituzionali di opinione. Mentre Indro Montanelli ne era entusiasta. Il grande giornalista aveva appoggiato in pieno la riorganizzazione della Polizia voluta da Scelba che aveva permesso “una riduzione dei delitti politici e un miglioramento della sicurezza dei cittadini“, affermava Montanelli.
Infatti la gestione di Scelba determinò una rapida riorganizzazione del corpo degli agenti di pubblica sicurezza.
Il reparto della Celere fu potenziato nell’organico e nell’equipaggiamento dotando gli uomini di armamento pesante distinguendosi come un vero e proprio reparto di pronto impiego militare, idoneo a situazioni belliche che l’insorgente della Guerra Fredda rendeva non proprio improbabili. In sostanza la sezione della celere divenne unità organica e coesa la cui complessità variava in funzione dei problemi d’ordine pubblico previsti.
Bene, se Minniti dovesse rispolverare davvero il modus operandi di Scelba al fine di contrastare azioni terroristiche e per soffocare definitivamente la barbarie di quei vandali incappucciati vestiti di nero che si inseriscono nelle manifestazioni al solo fine di devastare qualsiasi cosa mettendo a ferro e fuoco le città farebbe solo un repulisti sacrosanto.