di Domenico Ricciotti
Le leggi in Italia le fa il Parlamento. Almeno fino ad ora. A Trento da qualche giorno si è scoperto che invece è pure il magistrato con le sue sentenze che innova e introduce nuove disposizioni legislative. E’ vero che il magistrato non solamente applica le leggi, ma le deve interpretare al solo scopo di amministrare nel modo più appropriato la giustizia. Ma sempre nell’ambito della legge. Se questo sia avvenuto nel caso di un utero in affitto all’estero, che ha permesso ad una coppia di omosessuali uomini, non siamo in grado di affermarlo, anzi ne abbiamo fondati e seri dubbi.
Due maschi conviventi, che in natura non potrebbero procreare, grazie all’affitto all’estero di un utero di una donna, usata come semplice incubatrice, riescono a comprarsi una coppia di gemelli. E questo è il caso di specie. Al rientro in Italia, sorge il problema: la registrazione all’anagrafe comunale dei due gemellini. E da qui parte la vicenda giuridica.
Lasciando da parte ogni giudizio morale e religioso su questo scottante argomento, il magistrato ha accolto la richiesta da parte della coppia omosessuale, ritenendo preminente il diritto alla genitorialità della coppia.
Non entriamo nel merito della sentenza, che è non solo un atto giuridico, modificando nei fatti la vita delle persone, ma atteniamoci all’atto in se. Si è riconosciuto preminente il diritto alla genitorialità della coppia omosessuale, prendendo atto puramente e semplicemente che, ciò che è vietato in Italia, ovvero l’ignobile pratica dell’utero in affitto, è un semplice antefatto che precede, senza valere nulla, il diritto alla genitorialità. Al giudice non è affatto interessato, perché accaduto oltre il confine italiano, a un’azione illegale, la pratica dell’utero in affitto, ma ha deciso sulla scorta del diritto alla genitorialità, ritenendolo preminente nei confronti del rispetto delle leggi italiane. Ma così si sostituisce il legislatore e non si sentenzia neppure per analogia, data la mancanza della legislazione in materia.
Ci chiediamo: si è deciso nel rispetto della Costituzione con riferimento alla famiglia tradizionale? Si è tenuto conto delle sentenze pregresse in materia di genitorialità nei confronti di altre coppie omosessuali? E si sono tenute in considerazioni le sentenze che hanno tolto i figli così ottenuti all’estero da parte di coppie eterosessuali?
Questa sentenza ci sembra frutto più di un pregiudizio favorevole nei confronti di coppie omosessuali, che espressione di una seria applicazione del diritto vigente. Ciò che disturba è aver visto rigettate analoghe richieste sia per coppie omosessuali (che poi in alcuni casi hanno visti riconosciuti spesso in altre sedi i cosiddetti propri diritti alla genitorialità), sia per coppie eterosessuali che hanno visto invece spesso negato loro il diritto alla genitorialità perché frutto di precedenti azioni illegali.
Dunque, in qualsiasi modo la si voglia mettere, ci si domanda, perché si è concesso a questa coppia quello che in casi simili o analoghi si è negato per mancanza di una legislazione in materia, ovvero perché non si è sanzionato il ricorso ad una pratica che in Italia è chiaramente illegale?
Ecco che tutto questo bailamme è una forte affermazione del non senso del nostro sistema politico e giudiziario. Se il legislatore è in ritardo su una legge in materia, non dovrebbe essere permesso che un magistrato, stravolgendo una giurisprudenza ormai consolidata in danno sia di coppie omosessuali e sia di coppie eterosessuali, innovi così profondamente la legge in Italia. Il magistrato ha tenuto sicuramente conto del diritto della coppia, ma le altre che sono state sanzionate come la prenderanno.
A Roma si dice che se la prenderanno in saccoccia!