A lanciare l’allarme
è lo stesso commissario Vasco Errani
che punta il dito contro il Governo
Nel Pd si consumano risse da coltelli per mere questioni di potere – del Paese a questi non gliene importa nulla -, per salvare le banche i soldi (tanti) si sono trovati immediatamente mentre i terremotati sono ancora al freddo. Che vergogna.
Abbandonati al loro destino quando subito dopo la tragedia la casta ha puntualmente sfilato in passerella tra questa povera gente rimasta senza nulla promettendo che mai e poi mai la popolazione sarebbe stata abbandonata.
Tra i primi a dare garanzie sulla rapidità degli interventi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e l’ex premier Matteo Renzi per passare ai presidenti di Camera e Senato, rispettivamente Laura Boldrini e Pietro Grasso. E poi altri ancora se ne sono visti di Pinocchio tra le macerie a sparare le solite banali frasi di circostanza cariche di retorica ormai imbarazzante.
E adesso quello che si temeva è di nuovo successo, purtroppo. Anche in questa occasione il palazzo ha dimostrato, se ce ne fosse stato ancora bisogno, di essere su un altro pianeta rispetto alle reali necessità del cittadino.
Nelle ore scorse il commissario straordinario per la ricostruzione Vasco Errani è andato giù duro e senza tanti giri di parole ha ammesso il totale fallimento sul fronte della ricostruzione stabilito dal Governo. Accuse che trovano naturalmente il pieno appoggio da parte dei sindaci che amministrano le comunità maggiormente colpite dal terremoto. A sei mesi dalla tragedia che ha messo in ginocchio il centro Italia la situazione è ancora decisamente critica.
Dal rapporto elaborato dalla Protezione civile è quindi assolutamente inutile parlare di ricostruzione quando rimangono ancora da verificare le condizioni di ben 13.304 edifici e mancano per le necessità tangibili oltre mille container.
Uno stato delle cose che indotto il commissario Errani ad assumere una posizione netta in aperto contrasto con il Governo. “E’ tutto fermo, questa non è ricostruzione ma mera gestione dell’emergenza”, ha detto il commissario preposto.
Altri dati che confermano quanto la questione ricostruzione si ancora al palo sono gli 11.726 terremotati che vivono in soluzioni temporanee mentre altri 9.154 stanno ancora in albergo e 6.048 sono alloggiati in hotel. Peggio per i 1.812 costretti a vivere ancora nelle palestre e poco meno di un migliaio divisi tra containers e soluzioni abitative d’emergenza.
E proprio sui ritardi riguardo le soluzioni abitative d’emergenza Errani calca la mano denunciando l’immobilismo governativo e sostiene che non si è fatto nulla per velocizzare l’arrivo delle famose casette di legno tantomeno per migliorare la viabilità.
Insomma, per il commissario la ricostruzione non esiste, per questo è urgente un altro tipo di approccio, serve una nuova organizzazione.
Dal canto suo Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice, forse il Comune più devastato dal sisma del 24 agosto che ha causato quasi trecento morti, ripete da sempre che serve una task force, proposta ora condivisa con lo stesso Errani.
Inoltre Pirozzi allarga ragionamento post sisma e va oltre le abitazioni temporanee. Il primo cittadino non dimentica così la dura realtà che sta vivendo il settore produttivo locale che potrà riemergere e continuare l’attività solo se sarà sgravato dalla tassazione. in caso contrario sarà la catastrofe, fa intendere il sindaco.
E rimanendo nel comparto lavorativo tocca segnalare altri rallentamenti e intoppi che si ingigantiscono tra le maglie della burocrazia. Oltre alle casette c’è il problema delle stalle e degli animali. Errani anche in questo caso denuncia la lentezza per il rifacimento delle stalle e per smuovere le acque afferma che anche i sindaci possono diventare soggetto appaltante per il provvisorio ma serve organizzazione.
Concorda con Errani anche il sindaco di Arquata Aleandro Petrucci che polemizza sui tempi lunghi e ritardi sulle tabelle di marcia. Addirittura ad Arquata a sei mesi dal devastante terremoto di casette di legno neppure l’ombra. Si dovrebbero costruire in zona alcune concentrazioni di casette ma non si sa ancora se l’area prescelta vada bene. E poi quando si faranno le gare di urbanizzazione si chiede il sindaco dato che se non ci saranno questi piccoli villaggi precostruiti le famiglie non torneranno più nei propri paesi decretando la fine di questi meravigliosi territori, i più belli d’Italia, che potrebbero rischiare di essere abbandonati per sempre e questo non possiamo permettercelo.